domenica 26 agosto 2007

Fondazioni bancarie: la differenza che passa tra chi dà i soldi ai furbetti del quartierino e chi si compra la Borsa di Londra.

È dei giorni scorsi la notizia che il maggior azionista della borsa di Londra potrebbe essere italiano. Infatti, per effetto della fusione della borsa di Londra con quella italiana, gli azionisti italiani – per lo più banche ma non solo- sono sul punto di diventare gli azionisti più forti del più importante mercato finanziario europeo e forse del maggiore al mondo. Il secondo azionista dopo gli italiani -il Nasdaq di New York- ha deciso di vendere, dopo aver mancato lo scopo di incamerare il London stock exchange proprio per effetto della fusione di questo con “Borsa italiana”. Chi ha capito l'importanza strategica di una acquisizione che porterebbe il mercato finanziario italiano da livelli di suk arabo, come è stato per lustri, al vertice mondiale è il Presidente del Monte dei Paschi di Siena, l'avvocato Giuseppe Mussari. Dotato delle giuste entrature con chi vende, ha chiamato a raccolta i compratori, cioè non tanto le banche,bensì la loro proprietà, cioè le fondazioni bancarie( create nel 1990 da quel doctor subtilis che risponde al nome di Giuliano Amato),che sono una realtà perniciosamente complessa. Il Presidente del Monte dei Maschi le conosce assai bene per essere stato presidente della fondazione del Monte per un paio di mandati. Per le fondazioni bancarie, dotate di patrimoni ingenti, il costo dell'operazione non è rilevantissimo ( si tratterebbe di un miliardo di euro) ma l'effetto in termini di gestione e controllo sulla London stock exchange sarebbe enorme. Infatti la quota comprata, in aggiunta al 28% già in possesso dei soci italiani a seguito della fusione, farebbe di questi l'azionariato di riferimento,cioè più forte e capace di dettare le linee decisionali,sia in caso di mercati alti che di mercati bassi. Per di più la tipologia di investimento è assai appropriata per un ente come la fondazione bancaria con natura da rentiers. Si tratta di una sorta di bond con buon rendimento medio ma capace di rivalutarsi con buone performances , assai probabili in ragione della straordinaria crescita della borsa londinese che recupera di continuo quote di mercato a detrimento di quelle americane, specie su New York : si pensi all'esempio della maggior macchinosità nel lanciare ipo ( a causa delle maggiori restrizioni imposte dalla legge Sarbanes – Oxley come conseguenza degli scandali Enron) per cui la borsa di Londra è ormai di gran lunga la prima al mondo. Nel caso della borsa italiana la crescita è stato di 64 volte in meno di dieci anni, da 25 milioni di euro al tempo della privatizzazione a 1,6 miliardi di euro. Le fondazioni bancarie si garantirebbero insomma un investimento di qualità per i loro scopi ma anche contribuirebbero a un più rapido sviluppo finanziario dell'Italia e Dio sa se il Bel Paese ne ha bisogno. Molto dipenderà dalle capacità dell'avvocato Mussari di mettere assieme le tessere del mosaico, cioè trovare un'intesa tra i vari protagonisti dell'operazione ma si può confidare nelle sue capabilities, maturate nel tempo e conquistate in anni tutt'altro che facili ( ma quando mai, del resto, der Geldzeit - i tempi dei mercati finanziari - è facile?).
Si possono piuttosto fare delle considerazioni a prescindere dall'esito che avrà la vicenda.
Anzitutto questa storia premia le fondazioni bancarie che hanno dismesso il controllo delle banche diluendolo in fusioni e acquisizioni serie senza vendite più o meno reali, come fecero a suo tempo quelle fondazioni che cedettero le loro banche a personaggi assai noti alle cronache ( prima finanziarie,poi nere e oggi rosa) tipo Fiorani e Ricucci, nella convinzione illusoria di poter gestire la banca attraverso la governance della banca popolare,dimentiche della scarsa sostenibilità della stessa struttura della banca popolare in sede di Unione Europea. Adesso queste si ritrovano in mano una valanga di titoli derivati sulle azioni di aggregati di banche territoriali non molto diverse dalle banche di credito cooperativo(se non nel costo dei servizi erogati....),mentre le altre fondazioni ( Cariplo,Monte dei Paschi,CariFirenze,Compagnia di San Paolo) posseggono la prima piazza finanziaria al mondo. C'è una bella differenza.
Poi è evidente che la liberalizzaione dei mercati finanziari, effetto delle politiche di Margaret Thacher negli anni ottanta e proseguita dal New Labour di Tony Blair ( altro che Partito Democratico), ha portato a lasciar perdere la vana ricerca dei campioni nazionali a vantaggio dello sviluppo dell'economia e dell'efficienza del sistema economico. Si pensi che già da tempo un gruppo spagnolo, Ferrovial, ha preso il controllo della British Airport Authorities, che gestisce aereoporti del calibro di Heathrow, pagando profumatamente gli azionisti che han venduto le loro quote e valorizzando quelle di chi non ha venduto. Basterebbe chiedere ai riparmiatori e investitori, turlupinati dalle vicende Parmalat,Cirio, tango bonds e dai titoli dei furbetti del quartierino che ne pensano, senza poi contare di una compagnia aerea, l'Alitalia, che costa valaghe di denaro ai contribuenti italiani ed è già tecnicamente fallita. In un mercato europeo sempre più integrato è inutile trincerarsi dietro una formula nazionalistica che non può reggere di fronte ai competitors internazionali. Si rischiano il declassamento e la perdita di competitività, rischi che bisogna fugare per combattere il tanto paventato declino dell'Italia.

1 commento:

Old Whig ha detto...

Interessante...soprattutto per me che certi argomenti non li mastico solitamente...