sabato 29 settembre 2007

Il citazionista/8.I think tank e la rivoluzione conservatrice d'America.

"Fino a gli anni Ottanta il partito repubblicano non aveva mai avuto intellettuali di rilievo.(...) tutto questo cambiò con Ronald Reagan,un individuo decisamente non -intellettuale. Non solo gli intellettuali d'appartenenza repubblicana vennero nominati in posti governativi di importanza strategica;ma una vera e propria intellighenzia conservatrice fece il suo ingresso tra il personale e nelle pagine dei commenti di importanti quotidiani,rotocalchi,riviste e televisioni. Molti di loro divennero ricercatori a tempo pieno nei think tank conservatori. Solo quindici anni fa "intellettuale conservatore" era un ossimoro. Ora è diventato un importante settore produttivo(...). Tra dieci,venti,trant'anni la nascita di una intellighenzia conservatrice sarà vista come un grande contriburto, forse il maggiore della rivoluzione reaganiana. Qualunque cosa accada al partito repubblicana, gli intellettuali conservatori manterrano in vita il conservatorismo a livello nazionale". Theodore Lowi, "Prima e al di là del conservatorismo. Ideologia e Politica negli anni novanta", 1992.
Poi c'è chi dice che Reagan era una capra.

Se per un piatto di spaghetti bisognerà accendere un mutuo....

" I giorni dei cereali a basso costo sono finiti", ha dichirato Dan Basse,presidente della AgResource,società di analisi dei dati sulle materie prime di Chicago. Gli incrementi dei prezzi di quest'anno paiono dargli ragione. Infatti i prezzi di soia e mais prodotti in Illinois sono cresciti rispettivamente del 75% e del 40% rispetto allo scorso anno,mentre il grano del Kansas ha registrato una crescita del 70% o più. Dall'analisi delle serie dei prezzi dei futures della Borsa di Chicago ( la prima la mondo per i mercati dei generi alimentari) si evince che si tratta di un aumento tutt'altro che legato al contingente ( raccolti scarsi) ma dovuto al fatto che i farmers trovano più conveniente vendere i propri prodotti alla compagnie energetiche per produrre elettricità pituttosto che farne cibo. Ma non basta questo,perchè anche milioni di persone in Asia e Sudamerica grazie al miglioramento delle condizione di vita, effetto della deprecata e esecranda globalizzazione, possono spendere più denaro per comprare generi alimentari fino ad allora inarrivaibili. Detto breve, il cinese della middle class o il softerista della net company indiana può permettersi di scegliere tra la ciotola di riso o un piatto di pasta o un bistecca alla texana. Ecco come si spiega l'aumento della domanda di latte e carne ,che a sua volta incrementa la domanda di ceeali per nutrire il bestiame. Tutto ciò poi si ripercuote ovviamente anche sui bilanci delle nostre famiglie. Ma c'è dell'altro. L'inversione della tendenza all'abbassamento dei prezzi dei cereali potrebbe produrre degli effetti nefasti. Infatti le riserve stanno arrivando al punto più basso degli ultimi anni e ciò potrebbe rendere il mondo assai debole di fronte a crisi prodotte da shock da carestie o cattivi raccolti. Anche l'aumento delle superfici coltivabili ha un limite ben preciso che non può essere varcato,pena i disastri ambientali che avvennero negli States delle praterie negli anni '80 dell'Ottocento o nei dirties terties del Novecento. Per di più il rincaro dei prezzi minaccia anche di impedire alle charities di fornire cibo alle centinaia di milioni di persone che vivono di sussidi alimentari nei paesi del Terzo Mondo,specie nei paesi africani martoriati da lunghissime e sanguinose guerre civili e tribali. Allora come se ne esce? Anzitutto con un approccio e un utilizzo più sensato delle biotecnologie,da non vedersi più come qualcosa di mefitico o mefistofelico ma come una straordinaria opportunità di sviluppo. Si pensi a una varietà di mais capace di reggere alle siccità, perchè dotato del gene di una pianta bisognosa di poca acqua: rendrebbe coltivabili non solo in modo stabili gli States delle praterie, ma anche molti paesi africani e asiatici che oggi stentano a produrre cibo per sè ma addirittura potrebbero esportarne per l'estero,con benefici effetti sulla propria economia. Senza contare che il bio diesel potrebbe diventare una realtà assai conveniente. Poi è necessario un necessario ripensamento della polica agricola comune,che non sia solo benefica verso i paysans de France, la Deutshlandgrundvolk o la country gentry of England, ma sia finalizzata alla realizzazione di un nuovo modello di vita e sviluppo. Ciò è tanto più vero in ragione dello spostamento di miloni di persone europee dalle aree urbane ai piccoli centri. Si tratta di un fenomeno che gli eurocrati ignorano. Sapranno Sarkozy,Merkel e Gordon Brown interpretare e gestire il cambiamento? A Prodi non si può cheidere nulla perchè non conta molto ( basti pensare alla sua incapacità di fermare la rissa in Consiglio dei Monistri tra Pecoraro Scanio e Di Pietro sulle infrastutture....) e soprattutto vede tutta la crisi attuale con gli schemi intellettuali di trent'anni fa.

Staliniada/2. Disposizioni Ineludibili.

Tra Stalin e un giudice istruttore che si disperava perchè non riusciva a ottenere una testimonianza da un arrestato,ci fu il seguente dialogo:
Stalin: " Qual è il peso dell'Unione Sovietica?"
Giudice Istruttore: "Bisognerebbe esprimersi in cifre astronomiche."
Stalin:" Una persona qualsiasi potrebbe sostenere questo peso?"
Giudice Istruttore: " No."
Stalin:" Vuol dire che le deposizioni ci saranno."

Il nuovo Patto d'acciaio.

Pochi se ne sono accorti nei giorni scorsi (magari perchè è in atto una brutale repressione in Myanmar) ma è stato stipulato un novello Patto d'acciao tra alcuni galantuomini dello scenario internazionale. Si tratta di Ahmadinejad, Presidente della Repubblica islamica di Iran,Hugo Chàvez,caudillo del Venezuela, Fìdel Castro,padrone di Cuba e Morales,caudillo della Bolivia. L'occasione è stata fornita dalla sessione generale della Nazioni Unite dei giorni scorsi. I quattro o i loro delegati per gli affari esteri hanno colto la circostanza per riunirsi e fissare alcuni punti in comune, che sono assai inquietanti. Tra tutti spicca l'utilizzo della rendita petrolifera per finanziare le loro politiche di riarmo e il terrorismo internazinale. Ma cosa può accomunare gli ayatollah iraniani e i caudillos rossi o neri della America Latina? Un mastice che già unì regimi a suo modo differenti come quello nazista,fascista e nipponico imperiale settant'anni fa : l'odio viscerale e profondo verso tutto ciò che sa di Ociddente,cioè verso l'America, posto che l'Europa è ormai in avanzata fase di decomposizione conseguente all'islamizzazione. Così l'asse del jiadhismo islamico ( Iran,Siria,Hizbullah,Hamas e compari) trovano un forte alleato nel caudillismo poulista e qualunquista del Sudamerica. Non per nulla li uniscono una medesima concezione dello Stato Sociale come strumento di consenso e controllo sulla società civile,pagato e mantenuto tramite la rendita da petrolio, oltre a una spiccata volontà militarista ,che fa il paio con un dispotismo monocratico dai caratteri messianici. Tutto già visto ai tempi del trio Hitler,Mussolini, Tojo, cui s'aggiunse per ragioni tattiche e tecniche Stalin. Ecco come si spiega il plauso e l'appoggio che i nipotini di Stalin, c'ést a dire i no-global,i pacifisti, gli anarco insurrezionalisti, i Caruso e gli Agnoletto, etc. danno alla banda dei Quattro che imperversa nel mondo: sperano di sovvertire il capitalismo e le democrazie. Peccato che tra loro e Stalin corra l'abisso della coerenza : almeno il tiranno georgiano viveva spartanamente,non accettò mai di beccare i lauti stipendi dei Parlamenti delle democrazie borgesi, come le chiamava. Nè soprende il silenzio dei nostri opinions leaders su questa convergenza d'affari tra tiranni tanto loschi. Le nostre grandi firme sono troppo occupate a dimostrare che il "liberismo è di sinsitra"come titola un libro di Alesina -Giavazzi,oppure a dare addosso a Israele,perchè è un "regime segregazionista" verso gli arabi,come scrisse un columnist di Repubblica. Impegnati come sono a cercare pagliuzze tra loro, non vedono le minacce che incombono sull'Occidente.

Il citazionista/7. Delle fonti di uno storico.

"I miei principali testimoni sono Marx,Engels,Lenin,Trockij,Stalin, tutti i marescialli sovietici del tempo di guerra e molti generali di spicco. I comunisti stessi ammettono che per mezzo di Hitler hanno scatenato la guerra in Europa, e che preparavano un attacco improvviso ai danni di Hitler stesso,per impadronirsi dell'Europa distrutta da costui. Il valore delle mie fonti consiste nel fatto che i criminali parlano in prima persona dei loro crimini.
So che i comunisti troveranno molti paladini.però,signori, io i comunisti li ho presi in parola,lasiate che si difendano da sè." Viktor Suvorov, "Stalin,Hitler,la rivoluzione bolscevica mondiale",Spirali,2000.
L'autore non è uno storico professionista,perchè non troverebbe spazio in Occidente. Si tratta di un ex referente del GRU a Londra ( il Sismi sovietico,assai competitivo con il KGB) che è passato,con un bel po' di documenti, con la CIA e la MI5 lustri fa. Sta a Mitrokhin come un Generale sta a un Sergente. Si noti che l'apertura degli archivi moscoviti – avvenuta nel 1992- non l'hanno smentito. Domando: qualcuno ne ha mai sentito parlare sulla stampa o sui media? O il SISCO ( la Società Italiana degli Storici Contemporanei) ha mai organizzato convegni sulle sue interesanti tesi? Poi c'è chi nega l'egemonia culturale.

mercoledì 26 settembre 2007

Il potere logara.../3.Programmi.

"Io non ho programmi personali,ma aspirazioni. Anzi una sola aspirazione: quella di morire in grazia di Dio il più tardi possibile.". Giulio Andreotti, Consigli di vita 1980.

Dalla Myanmar dei tiranni alla Birmania delle libertà

La grave crisi politica che sta vivendo la Birmania provoca sconcerto e non può lasciare indifferenti né inattivi.Infatti si è di fronte a un vero e proprio punto di svolta nelle vicende interne di questo paese, importantissimo per gli equilibri geopolitici dell'area indocinese,dato che si trova al centro tra il Subcontinente indiano,l'area vietnamita e la Cina. Bisogna puntualizzare che la dizione ufficiale Myanmar, in luogo di quella antica e storica di Birmania,fu voluta dall'attuale Regime militare per umiliare le comunità minoritarie che vivono in quella nazione. In particolare ne hanno fatto le spese le comunità dei Karen,che sono stati steminati e costretti a fuggire nei vicini paesi della Thailandia e del Laos per evitare un vero e proprio genocidio. D'altro canto il regime del Myanmar è uno dei più famigerati del mondo. Già filocomunista, si è progressivamente trasformato in una brutale dittatura militare dedita ai più sporchi traffici del malaffare, specie quelli concernenti l'oppio e l'eroina,che lo hanno portato a essere condannato più volte in sede internazionale. Tutto ciò è avvenuto per dotare il regime di valuta pregiata,poichè l'economia è stagnante e la società civile è oppressa dalla più brutale repressione che sia mai avvenuta nella storia millenaria birmana. Per fortuna di questo paese, si è affermata nel corso degli anni una figura carismatica nella persona di Aung Sun Kye,che per le sue lotte di libertà in Birmania-Myanmar ha meritato di vincere il premio Nobel per la pace. Ma in queste ultime settimane pare che la situazione birmana sia arrivata a un punto cruciale,capace di determinarne il fututo. Infatti la straordinaria mobilitazione della società civile birmana è comprovata dalle manifestazioni di queste settimane che hanno visto in prima linea i monaci e le monache buddiste. Questo significa che il grado di sopportazione verso le violenze e le sopraffazioni di un regime oscurantista e corrotto è giunto al limite massimo. Perciò è necessario che la comunità internazionale si mobiliti per un Regime change pacifico ma effettivo,onde evitare ulteriori spargimenti di sangue,non più tollerabili né ammissibili. In modo particolare un ruolo di primo piano può essere svolto dall'Italia, se vi saranno delle scelte coraggiose e magari, dato il cartattere umanitario della crisi, a carattere bypartisan.
Infatti è bene ricordare che proprio due coraggiose donne italiane, Emma Bonino, attuale Ministro delle Politiche Comunitarie, e l'onorevole Margherita Boniver,nella veste rispettivamente di Commissario europeo dei diritti umani e di sottosegretario di Stato nel precedente Governo, si sono prodigate e attivate in passato per sostenere le forze di libertà birmane, specialmente la carismatica leader Aung Sung Kye. Per ciò hanno ottenuto stima e considerazione nella comunità internazionale. Per di più l'Italia siede nel Consiglio di Sicurezza in qualità di membro non permanente per il biennio 2007-08 e presto ne assumerà la Presidenza. Allora perchè non assumere un posizione forte e condivisa in Parlamento,che serva da base operativa per avviare un dibattito in sede delle Nazioni Unite? Si potrebbe benissimo coinvolgere l'Unione Europea e la sua Commissione,dove l'Italia esprime il Commissario per la Giustizia nella persona autorevole del già Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini. Sarebbe opportuno indire una Conferenza internazionale di pace per la transizione democratica dalla Myanmar dell'attuale regime( che nessuno dei birmani pare più volere né sopportare) alla Birmania. Per fortuna modelli operativi similari non mancano nella storia delle relazioni internazionali italiane . Si pensi al processo di pacificazione e transizione del Mozambico,guidato proprio dall'Italia. Né del resto mancano organizzazioni non governative rispettate e apprezzate nel mondo, come la Comunità di Sant'Egidio ( visitata dal Presidente americano Bush, l'ultima volta che è venuto a Roma,proprio a sottolinearne la preziosa opera mediatrice),capaci di svolgere un ruolo di mediazione tra le parti in lotta per evitare inutili stragi. Gli strumenti non mancano:non deve mancare la volontà politica di usarli per fare della buona diplomazia dei diritti umani e dare al contempo all'Italia l'occasione prestigiosa di mostrare la sue capacità e la sua efficienza, nelle circostanze più difficoltose.
Una cosa è certa: non si può più restare indifferenti di fronte alle violenze che insaguinano l'antica Birmania.

domenica 23 settembre 2007

Non si può quotare in borsa un'impresa se non va bene al sindacato.

Com'è noto,in Italia si è privatizzato ( a torto o a ragione) di tutto e di più. Ma pare che una quotazione in borsa propiro non si possa fare ed è quella concernente a Fincantieri. Infatti il cosidetto "quarto sindacato",cioè la FIOM,( così detto perchè trova la CGIL di Cofferati e Epifani moderata,figurarsi come sono liberals) si è opposto alla vendita del 49% dell'ex controllata IRI che costruisce navi, con l'appoggio di una risoluzione votata dal Parlamento con i voti determinanti della sinistra estrema. Si è stabilito in questo provvediemnto parlamentare ( approvato con il DPEF lo scroso 31 luglio alla Camera dei Deputati) che si può procedere alla quotazione in Borsa solo dopo " la presentazione del piano industriale",che potrà esser fatta solo "con la condvisione dei sindacati". I firmatari del documento in Senato sono Angela Finocchiaro, Giovanni Russo Spena, Cesare Salvi e altri. Tutte personalità di sinsitra,che per ciò stesso dovrebbero essere liberiste,alemno stando al recente libro di Francesco Giavazzi (scritto con Alesina) "Il liberismo è di sinistra"( pubblicato da Rizzoli). Magari ha ragione Giulio Tremonti,quando ci ha detto a Gubbio lo scorso 9 settembre che Alesina-Giavazzi hanno confuso la sinistra italiana con quella anglosassone. Avrebbero dovuto compararla con quella siriana o levantina e così avrebbero fatto un titolo più appropriato.

Lo spillo/3. L'esportabilità di Bassanini.

Si è appreso nei giorni scorsi che il neo presidente francese Sarkozy avrebbe assunto il già ministro (con Prodi) della Funzione Pubblica Franco Bassanini come consulente per la riforma e semplificazione della Pubblica amministrazione francese. La cosa non può che rallegrare,però sorge un dubbio: non sarà che all'ex ministro mancherà la materia prima del "lavoro"? Infatti, per quanto problemi la Francia abbia, si può dubitare che vi sia una Pubblica Amministrazione scassata e polverizzata comme aquelle d'Italie.
Anyway è una buona notizia per gli italiani che si son liberati ( forse) di uno dei più mediatizzati politici ulivisti. Si spera per i francesi che Bassanini non parli francese,altrimenti poveri loro!
Alla prossima puntura!

Staliniada. Sulla saggezza di Stalin.

Domandarono a Stalin: "Che cosa ne facciamo dello scrittore N.? Lo accusano di trozkismo,ma ci sono le prove della sua innocenza. Come risolviamo il problema?"
Stalin rispose: " Un uomo,un problema;nessun uomo,nessun problema".

Si inaugura una rubrichetta(ispirata dalla presenza sul web di ancora tanti cultori entusiasti di Rivoluzioni comuniste) che prende spunto dal libro Staliniada, di Jurij Borisevic Borev, ed. Kniga( Mosca 1991). Il cronista ha comprato questo libriccino a San Pietroburgo anni or sono. Il medesimo chiede scusa per inesattezze nella traduzione dal russo, a lui solo imputabili, e coglie l'occasione per ringraziare la prof.ssa Fedotova Svetlana per la gentile collaborazione data nell'opera di revisione. È inutile dire che di questo libro(che raccoglie barzellette,aneddotti popolari e racconti vari di chi visse sotto il regime di Stalin) non v'è traduzione nè edizione in lingua italiana. Viva la libertà di stampa!

sabato 22 settembre 2007

Latinorum/3: essere dappertutto e da nessuna parte.

Quisquis ubique habitat, Maxime, nusquam
habitat.

Marziale, Epigrammi,VII, 78,6.

Il potere logora...chi non ce l'ha/2.

"Le sentenze dei giudici non si discutono.Si appellano." Giulio Andreotti, Bloc notes,1983.

No al giornalismo tifoso:da che pulpito viene la predica.

È delle settimane scorse il documento di pesante censuara e di vera e propria intimidazione a danno di Magdi Allam,pubblicato su Reset numero 102. Di che colpa sì è reso colpevole il vicedirettore del Corriere della Sera? Allam, nel suo ultimo libro, ha accusato lo scrittore Massimo Campanini di antisemitismo e di fingere di ignorare il pericolo islamista. Il reprobo scrive inter alia che " il caso del Professor Campanini non è l'unico. L'Università italiana pullula di professori cresciuti all'ombra delle moschee dell'Ucoii,simpatizzanti dei fratelli musulmani,incosapevolmente o irresponsabilmente collusi con la loro ideologia di morte". Per sì gravi asserzioni,la Rivista Reset ha publicato un documento di censura cui hanno aderito ben duecentocinquanto tra docenti,ricercatori,giornalisti,scrittori e intellettuali. Tra gli altri vi sono Ombretta Fumagalli Carulli, David Bidussa, Paolo Branca,Giancarlo Bosetti. Insomma la créme de la crémiere dell'intellighencjia cattolico progressista, unita al più pavido mondo laico. I contenuti del documento stigmatizzano il "razzismo culturale"che emergerebbe dalle tesi di Allam,quasi che non sia lui costretto a vivere sotto scorta. Non c'è proprio nulla di nuovo sotto il sole del nosttro progressimo intellettuale. Dei molti esempi citerò quello della morte dell'anarchico Pinelli (accusato da un comunista,il tassista Rolandi,di essere tra gli autori della strage di Piazza Fontana del 1969) falsamente attribuita al commissario Calabresi. Lotta Continua ( un movimento etremista di sinistra,in cui hanno militato non pochi tromboni liberal di oggi....) pubblicò un documento in cui si invitava al linciaggio del commissario Calabresi,cui aderirono oltrre quattrocento tra intellettuali,professionisti,docenti e ricercatori,tra cui Eugenio Scalfari,Giorgio Bocca,Paolo Portorghesi, Alberto Asor Rosa e Francesco Alberoni. Di lì a poco Calabresi fu massacrato da un gruppo armato di estrema sinistra, mentre le inchieste reiterate della magistratura ( condotte da toghe rosse come Gerardo D'Ambrosio,che oggi è senatore dell'Unione)accertarono l'estraneità di Calabresi nella tragica morte di Pinelli,precipitato da una finistra della questura di Milano. Naturalmente nessuno dei sottoscrittori il manifesto ha ritrattato. Purtroppo cambiano i tempi,ma resta il turpe conformismo della casta intellettuale italica.

sabato 15 settembre 2007

Quanto ci mancano Oriana e le sue strigliate

Un anno fa, nella sua Firenze, moriva Oriana Fallaci. Alla fine l'alieno, come la Fallaci chiamava il cancro che l'aveva aggredita da anni, ebbe la meglio. Ma certo il suo animo era stato tutt'altro che ammansito da questa feroce malattia negli ultimi anni. Anzi proprio le vicende successive all'Undici settembre avevano dato alla Fallaci lo stimolo per dedicarsi a nuove e forti battaglie. L'Italia perse con la Fallaci una delle sue poche e vere coscienze critiche, uno dei suoi veri grilli parlanti. Sempre la Fallaci si era dedicata a battaglie coraggiose e solitarie, che di rado animano il nostro ceto giornalistico. Sin da quando ( erano gli anni cinquanta) curava una fortunata serie di interviste a vari personaggi della società, dell'economia e della cultura italiane del tempo per l'Europeo, glorioso, diretto da Tommaso Giglio, quando si distinse per aver definito come il personaggio dal più forte carattere Anna Magnani, celeberrima attrice. Poi si dedicò ad intervistare, sempre con uno stile incofondibile, perchè ,come scriveva lei, “ vi lascio brandelli d'anima nelle mie interviste”, i potenti della terra degli anni Settanta. Dallo Scià di Persia al Negus d'Etiopia, passando per Kissinger e il Generale Giap ( unica giornalista occidentale ad avere parlato de visu con quello che era l'eroe, per le generazione dell'epoca, della guerra di liberazione del Vietnam dall'invasore americano) tutti passarono sotto le forche caudine della nostra Oriana Fallaci, sempre incalzati nei loro punti deboli e nelle loro contraddizioni. Fa impressione rileggere il suo stile giornalistico nell'”Intervista con la Storia” che raccoglie appunto i suoi incontri con i vari potenti che segnarono un'epoca, specie se si paragona al registro paludato e supino dei giornalisti dei nostri tempi. La ragione della particolarità della Fallaci sta proprio nell'assoluta libertà di giudizio, che le sarebbe costato assai, specie in termini di popolarità in Italia e nell'intellighentja del Belpaese ( come notò il vegliardo Prezzolini, quando la conobbe all'inizio della sua professione negli Stati Uniti, dov'era andata a intervistare Christian Dior: il grande giornalista, fiorentino come lei, l'ammonì ”lei, come me, non avrà vita facile in Italia, perchè l'italiano è un popolo di servi e non sopporta che vi sia qualcuno di loro che dica quel che pensi”) perchè la Fallaci rispondeva sempre e solo alla propria coscienza, tanto che descrisse il “mitico” ( per la pubblica opinione del tempo)Vietnam del Nord “come il più brutale regime stalinista che le fosse capitato di vedere”. Questo le costò l'ostracismo della stampa liberal, allora come oggi imperante in Italia che non avrebbe mai perdonato alla Fallaci il fatto di scrivere per passione, non per vendere libri banali e scontati. La molla per scrivere libri battaglieri e anticonformisti, come “ Lettera a un bambino mai nato”o “Penelope va alla guerra” o il profetico romanzo “Insciallah” ,era la coscienza libera , lo spirito mai domo di lottare senza quartiere per le idee in cui si crede senza però , poi, trascurare di riconoscere l'errore se le proprie idee erano sbagliate. Infatti non mancò di riconoscere, anni dopo, gli errori di una generazione che aveva visto la guerra del Vietnam“con gli occhiali rossi”, distorcendo la realtà. Fu memorabile, al riguardo, un dibattito televisivo del 1991 ( uno dei pochissimi cui la nostra Fallaci abbia partecipato in tanti anni) su Rai Due con Tiziano Terzani, cui chi scrive ebbe la fortuna di partecipare direttamente come pubblico e poter così conoscere direttamente i diversi modi di fare giornalismo. Terzani , scomparso anche lui di recente , continuava a descrivere il Vietnam comunista come una “ grande parto della storia”, nonostante la caduta del Muro di Berlino e l'immenente disfacimento dell'URSS. Questo ci riporta all'oggi. Da una parte chi nega i rischi che l'Occidente, specie europeo, corre perdendo se stesso e il proprio modo di essere e vivere , affogandolo in un relativismo senza capo né coda. Dall'altro chi come Oriana Fallaci esortava a non vendere l'anima per un barile di petrolio, perchè l'anima dell'Occidente vale molto di più d'un barile di petrolio. Ci manchi Oriana, ci mancano le tue sane strigliate, ma certo la tua lezione non sarà dimenticata, perchè è la lezione della Libertà.

venerdì 14 settembre 2007

Latinorum/2: cittadini del mondo.

De sapiente enim haec omnis ratio est,cui iure id accidere non possit;nam iure exulantem consolari non oportet.(...) Itaque ad omnem rationem Teucri vox accomodari potest:
Patria est, ubicumque est bene.
Socrates quidem cum rogaretur,cuiatem se esse diceret,"Mundanum"inquit; totis enim mundi se incolam et civem arbitrabatur.

Cicerone, Tusculanae,libr. V,37.

La riformetta dei Beni Culturali di Rutelli: ennesimo sperpero di risorse pubbliche.

Presto sarà resa operativa l'ennesima riforma del Ministro dei Beni e attività culturali. Il ministero, voluto a suo tempo da Giovanni Spadolini, non ha mai avuto vita facile. Ai tempi della Prima Repubblica era considerato un parcheggio per politci di secondo piano, come Ferdinando Facchiano e la Bono Parrino. Poi nel corso della Seconda Repubblica ha patito un tourbillon di riforme. Prima ha provveduto la ministra Melandri,poi Urbani. Adesso è il turno di Rutelli. Al solito i principi ispiratori sono la semplificazione,il miglioramento e l'efficienza e efficacia dell'azione del Ministero,attraverso la ridefiniziopne dell'organizzazione interna. In attesa di poter esprimere un giudizio sulla struttura, si possono fare alcune considerazioni. Anzitutto più che di continue rifome il settore dei beni culturali italiani e delle belle arti necessita di una forte iniezione di risorse finanziarie. Queste devono essere destinate a svecchiare le fasce "basse" del Minstero, dalla B alla D, quelle che sono più invecchiate e che rischiano la scomparsa nel giro di un decennio a causa dei pensionamenti,non più rimpiazzati per la mancanza di una politica di turn over. A questo proposito è assolutamente insufficiente il concorso bandito per 40 funzionari. Si tratta di una cifra risibile per far fronte ai bisogni degli uffici. Fondi si potrebbero reperire attraverso una gestione più sinergica delle Fondazioni di origne bancaria. Ad ogni modo un Governo serio dovrebbe fare un punto d'onore di portare all'1%del PIL le risore pubbliche da destinarsi al settore,data la sua unicità nel mondo. Poi occorre rendere la tutela effettiva sulla pianificazione urbanistica e tempestiva in relazione all'acquisto delle opere d'arte. Infine è urgentissimo rendere più forte il Nucleo dei Carabinieri per la difesa del patrimonio artistico. Se si pensa che in Toscana quest'ultima unità conta su non più di cinque elementi in pianta stabile, ci si rende conto della gravità della situazione. Altre Regioni stanno addirittura peggio. Purtroppo di tutto ciò non v'è traccia nella proposta di Riforma in atto. Si ridifiniscono le Direzioni Generali centrali ma non si interiviene sul territorio periferico,laddove c'è la vera sfida di tutela della nostra cultura. Ammessa che non sia troppo tardi,quando si pensa che un minareto farà bella mostra di sè in Val d'Elsa.....

giovedì 13 settembre 2007

Il potere logora...chi non ce l'ha. Le perle di sapienza Dc di Andreotti.

"Spiegare l'Italia agli stranieri non è facile. Da noi i treni più lenti si chiamano accellerati e il "Corriere della Sera"esce al mattino. " Sen. Giulio Andreotti,schema per un manualetto turistico,1989.

Lo spillo/2. I due Giuliani della sinistra.

Nelle molteplici differenze che caratterizzano la maggioranza che regge questo Governo si riscontra un nome che unisce le frange più estreme della (dis)Unione. Si tratta di Giuliani, cognome che è declinato sia da Amato che da Caruso. C'è però una differenza sul nome: il ministro degli Interni si riferisce all'ex sindaco-sceriffo di Nuova York (e già prosecutor anti mafia) Rudolph -detto Rudy- Giuliani, oggi in corsa per la nomination dei republicans,mentre l'eroe dei no globals pensa al martire del G8 di Genova,Carlo Giuliani e al suo modo di intendere la sicurezza. Almeno c'è un nome che accomuna la sinistra. Bisognerebbe capire qual è la linea della maggioranza. Lo chiarirà mai Prodi? magari il Presidente del Consiglio pensa che Rudy sia il soprannome di Carlo.....

mercoledì 12 settembre 2007

Il citazionista/6: la differenza tra umiltà e pusillanimità secondo un Grande Pontefice.

"Bisogna adattarsi alle cose grandi in onore di Dio: distinguere l'umiltà da pusillanimità. Si può tenere una carica di alto grado per natura;per bravura;o per umiltà, facendo sommessamente meglio che si può il proprio dovere,senza far conto dei risultati e confidando in Dio. Io scelgo questa via.". Papa Paolo VI, cit. In Pasquale Macchi,Ricordo di Paolo VI,Milano 1979,p.19.
Peccato che questa distinzione sfugga a quei cattolici che vorrebbero il Papa cappellano del Califfo.

11 settembre a Brussels, tristo anniversario.

È di ieri l'anniversario di September 11. Nella capitale putativa dell'Europa,Brussels,era stata indetta una manifestazione contro i rischi di islamificazione del Vecchio Continente. Però il sindaco socialista della città, la cui maggioranza in consiglio comunale si regge sui voti dei consiglieri islamici aderenti al Partito socialista ( poi vi è ancora chi si stupisce se sono le sinistre a volere il voto per gli immigrati in occasione delle elezioni amministrative), l'ha proibita. Risultato: l'arresto di ben 154 eurodeputati partecipi all'iniziativa. La polizia ha motivato l'arresto con la necessità di impedire tafferugli con la comunità islamica di Brussels o offese a suo danno. È un segnale che conferma quanto sia avanzato il processo di trasformazione dell'Europa in Eurabia,denunciato da una persona di cui tra poco ricorre un altro anniversario,quello della scomparsa. Infatti il 15 settembre dell'anno passato moriva Oriana Fallaci. Non c'è che dire: Oriana, avevi ragione. Chissà con che ghigno starai guardando dall'aldilà qual che sta succedendo quaggiù.

martedì 11 settembre 2007

La deriva eurasista della Russia.

La Russia si è sempre interrogata sulla sua collocazione rispetto all'Europa, sentita come un qualcosa di contiguo ma senza dubbio differente dall'essenza russa. In genere si identifica nella invasione tatara e nella conseguente dominazione l'evento che impone alla Russia un percorso separato da quello europeo. Se a ciò si aggiunge la caduta in mano turca di Costantinopoli il 28 maggio 1453 ( data tragica per l'Occidente,comparabile all'11 settembre 2001 e alla fine dell'Impero Romano d'Occidente) si ha un ulteriore elemento che aggrava il divario tra russi e occidentali. Infatti i Balcani ( e non solo) finirono sotto il giogo ottomano,che fece da barriera tra il principato della Moscovia e il resto d'Europa e impedì ai russi di tenere aperto un contatto con i paesi più avanzati d'Occidente. Perdipiù il grande zar Ivan IV il temibile decise di rendere autocefala la chiesa russa da quella greca,per evitare le continue commistioni e interferenze del Patriarcato di Costantinopoli ( ridotto a una sorta di cappellano-etnarca del Califfo di Istanbul: un po' la fine che sognano i cattolici democratici per il Papato) e pertanto costituì il Patriarcato di Mosca. Le riforme di Pietro il Grande furono dettate da due motivi principali: in primis dotare la Russia di quelle tecniche necessarie a espugnare la città di Azov, da cui partivano le scorribande maomettane ( un po' come sono oggi i porti del Maghreb per il traffico incessante di immigrati clandestini su tutta l'Europa....) sui bassopiani e le pianure russo-sarmatiche;in secundiis distinguersi dalla fazione di corte- facente capo all'intrigantissima sorellastra di Pietro, la reggente Sofia- che mirava all'isolamento più completo della Russia e che si fondava sulle famigerate bande degli strelczyi. Costoro erano gli ultimi eredi delle truppe scelte di Ivan il temibile,che avevano contributo a affrancare la Russia dai tartari, ma che ormai si erano ridotte a taglieggiare le masse contadine imponendo loro un insoppartabile pizzo. Le riforme di Pietro non colmarono il divario dell'autocrazia russa con l'Occidente,nonostante anche gli sforzi della celeberrima zarina Caterina di Russia. Infatti la sua origine tedesca la rendeva odiosa alla corte e alla Chiesa russa, per non dire della potentissima aristocrazia terriera. Ma è nell'Ottocento che si articola un vero dibattito in Russia tra chi reputa la Russia europea e chi no. Da un lato vi sono gli occidentalisti che sostengono un avvicianamento o meglio, per dirla con loro, "un ritorno" ( alcuno d'essi usava persino l'esopressione omerica nostòs....) all'Occidente e alla sua civiltà. Dall'altro vi sono quelli che sostenevano che la Russia rappresentasse oramai una peculiare via di sviluppo connotata dai valori dell'ortodossia e delle istituzioni sociali del mondo contadino russo,cotraddiste dal myr. Tutto il dibattito data dalla pubblicazione delle Lettere filosofiche di Petr Caadaev nel 1836. Si noti che Lenin ha sempre aderito,sia pure da posizioni marxiste,alle tesi slaviste. Queste posizioni trovarono autorevoli sostenitori in Nikolaj Danilevskij ( 1822-1885) e Konstantin Leont'ev (1831-1891). A loro giudizio la Russia era divenuta ormai un'entità omogenea con caratteri suoi propri di ordine geografico ed etnico-culturale. Specie Leont'ev evidenziò l'importanza dell'incotro e dell'unione tra elemento slavo e carattere turanico ( da Turan, il mitico eroe della steppa dell'area dell'Altaj) nella sterminata steppa euroasiatica.
Il rapporto con l'Europa ha continuato a dividere l'intellighencija russa anche nel 900, sempre attorno al dibattito se integrarsi o cercare una via di sviluppo propria. Sempre punto di contrasto era il periodo di dominazione tatara dei secoli XIII-XV. Per gli occidentalisti era quello un buco nero per la civiltà e cultura russe, per gli eurasisti quell'epoca era invece una specie di segno indelebile della specificità russa rispetto all'Europa. La controversia riguarda pure il giudizio sull'epoca sovietica,vista dagli occidentalisti come trionfo del neo tartaro Stalin, mentre gli eurasisti la consideravano una degenerazione romano germanica. Infatti è da notare che gli eurasisti non conoscono la categoria di Occidente,bensì distinguono nettamente tra atlantici ( gli anglo americani, all'incirca) e i romano germanici,cioè l'Europa continentale. È ovvio che la querelle era negli ambiente degli emigrées russi,puisqué a opinion du pouvoir rouge il y a pas question. Infatti i bolscevichi avevano costruito eine neue Weltordnung, figurarsi se potevano occuparsi di una cosa da salotto borghese.
Venendo ai giorni nostri, è di dieci anni fa la pubblicazione di un fondamentale manuale russo di geopolitica che si intitola Osnovy geopolitiki- I fondamenti della geopolitica,il cui autore Aleksandr Dugin,politologo assai influente al Cremlino. Che ci dice Dugin? La Russia non è nè Occidente nè Oriente,ma una terza realtà ben distinta, i cui interessi e la cui sicurezza coincidono naturlich con la massa continentale euroasiatica. Tuttavia il punto d'avvio dell'analisi duginiana è la ricomposizione di quello che era lo spazio politico e militare di influenza del fu Impero russo,cioè l'ex Urss. Non è affatto auspicabile l'occidentalizzazione della regione cuacasica o dell'Asia centrale o peggio il ritorno dell'Islam. Occorre respingere un mondo multipolare e ripristinare un mondo bipolare,imperniato sull'alternativa tra Occidente e il blocco euroasiatico. Ecco come si spiega la politica cosiddetta di Tilsit ,cioè dell'intesa russo-franco-germanica tra Putin, Schroeder e Chirac. È ovvio che il nuovo patto euroasiatico non dovrà limitarsi all'Europa continentale o all'ex Urss( " estero vicino") o ai paesi dell'ex Patto di Varsavia("estero lontano",come lo chiamano i russi), ma dovrà estendersi fino ad alcune importanti appendici del continente asiatico come India,Iran o,per certi aspetti, la Cina. Ecco come si spiegano le manovre congiunte russo-kazake-cinesi delle settimane scorse. Questo processo sarà il frutto di accordi reciproci e vantaggiosi, più che di un'occupazione manu militari. Sul versante europeo Berlino sarà la naturale alleata della Russia, mentre New Delhi e il Giappone lo saranno su quello asiatico. Ma soprattutto un asse privilegiato sarà con l'Iran,per le sue posizioni ferocemente antioccidentali. Ha poi tutto da guadagnare dal contrastare le direttrici di espansione turche verso i paesi turcofoni dell'Asia centrale.
È interessante notare come proprio la guerra di Serbia del 1999 indichi, secondo Dugin,la prova provata dello scontro in atto tra NATO e Russia, tra Occidente e Eurasia. La cosa singolare è che la ricostruzione duginiana è opposta a quella di un'altra testa d'uovo, cioè di Zbigniew Brzezinski,assistente per la politica internazionale di Carter. A opinione di Brzezinski, la Russia dovrebbe diventare una confederezaione di tre Stati ( Russia Europea, Siberia e Estremo Oriente) per affrancare i russi dal centralismo moscovita e renderli democratici. Elcyn seguì queste tesi e si ritrovò a un passo dalla dissoluzione della Russia. Putin pare propendere per la dottrina duginiana.
V'è da domandarsi se sia preferibile una Russia eurasista ma unita con cui combattere il fondamentalismo islamico o piuttosto una Yugoslavia in fiamme di 17 milioni di km quadrati?

Latinorum : della felicità.

Quisquam
Vix radicitus e vita se tollit,et eiicit:
Sed facit esse sui quiddam super inscius ipse,
Nec removet satis a proiecto corpore sese,et
Vindicat.


Lucrezio,De rerum natura, III, 876-78; 882-83.

Lo spillo: le dimissioni da intellettuale di sinistra di Asor Rosa.

Si sapeva che gli intellettuali di sinistra capissero poco o nulla di politica interna,estera o economica. Ma davvero non c'era da immaginarsi che uno dei più eminenti tra loro ( si fa per dire) toccasse il fondo del grottesco. Difatti è dei giorni scorsi la notizia che il supercilioso Alberto Asor Rosa si è pubblicamente dimesso da intellettuale di sinistra per protestare contro i provvedimenti decisi da certi sindaci progressisti a danno dei lavavetri. Verrebbe da dare un consiglio ad Asor Rosa: perchè non fornisce il numero di targa della Sua auto per mandargli le bande di "lavavetri"che scorrazzano ai trivi delle città? Sorge un dubbio: magari seccato dai lavavetri ( a lavavetvi come dice Lui) potrebbe ritirare le dimissioni e tornare a fare l'intellettuale di sinistra. Sai che perdita per la notre gauche! Non sarà che senza questi geni potrebbe imbroccare qualche decisione sensata?
Alla prossima puntura.

Il citazionista/5. Quando al filosofo piacciono i muscoli.

Ipse dixit
"Il modello venezuelano è migliore della nostra democrazia formale." Gianni Vattimo,citato in Panorama,13/9/2007. Che ne pensate? non sarà che date le tendenze omofile del suddetto filosofo , trova attraente il tiranno Hugo Chavez?

domenica 9 settembre 2007

La vittoria postuma di Aldo Moro nel Paritto Democratico.

Si procede verso la costituzione del nuovo Partito democratico attraverso quella che gli addetti ai lavori,cioè giornalisti e commentatori politici, definiscono una fusione a freddo. Infatti non si può certo dire che la base e i militanti dei Democratici di Sinistra e della Margherita-D.L. siano entusiasti della prospettiva di fondare questo nuovo partito. Perdipiù l'accelerazione nell' individuare il leader designato (il sindaco di Roma Valter Veltroni) ha creato non poco sconcerto negli apparati dei due partiti. Fin qui non si registra niente di nuovo. Era difficile aspettarsi dell'entusiasmo da parte di chi ha militato e fatto politica sotto le bandiere di due partiti così importanti e potenti ( specie sul piano del controllo degli enti locali e dello Stato in genere) nel mettere via il proprio bagaglio di simboli e idee. Ma il punto vero è proprio questo:quali idee? Nella sostanza si tratta della riproposizione di una parte del pensiero politico moroteo, cioè si passa dall'allenza tra sinistra già comunista con i cattolici democratici e progressisti all'unione tra queste due forze in un partito unico. In linea teorica non è certo una novità,visto che di incontro tra comunisti e cattolici si parla e si ragiona da almeno sessant'anni, da quando Togliatti decise di includere i Patti lateranensi e il Concordato Mussolini nella Costituzione repubblicana. Il mondo comunista ha sempre guardato con attenzione a quello cattolico e alla dottrina sociale della Chiesa. Basti dire del ruolo e dell'importanza che ebbe Franco Rodano su Enrico Berlinguer,segretario per anni del P.C.I. Perfino Aldo Moro pensava necessaria e indispensabile una stretta collaborazione tra cattolici democratici della DC e il PCI. Quel che cambia radicalmente è il contesto e la “geografia del potere” in cui avviene l'unione tra queste forze politiche. Trent'anni fa Moro ( e non solo lui per la verità....) era convinto che il comunismo avrebbe vinto la sfida con il capitalismo nel dominio sul mondo e pertanto, onde evitare il peggio in Italia ( da pronunciamientos militari alla guerra civile) preferiva coinvolgere direttamente i comunisti nella gestione del Governo,per difendere la democrazia e al medesimo tempo indebolire le posizioni di “lotta” del PCI. Oggi il contesto è nettamente mutato. Moro fu ucciso dalle Brigate rosse, l'Unione Sovietica si è dissolta e il PCI ha cambiato varie volte il nome. Oggi le potenze emergenti sono la Cina, retta da un regime comunista con un'economia di mercato in fortissima crescita, e l'India,la più grande democrazia del mondo con sistema economico del pari brillante. Incombono sull'Occidente i rischi del fondamentalismo islamico,mentre una grave crisi demografica sta svuotando l'Europa dei popoli che l'hanno abitata da secoli. In quindici anni il quadro partitico italiano è radicalmente mutato. Sono scomparsi i partiti che hanno fatto la Repubblica democratica, la Dc e il PSI in particolare, e il loro posto politico è stato preso da Berlusconi. Come può,quindi, una visione politica rifarsi a quelle di Moro e Berlinguer? Come può un partito che si definisce adeguato ai tempi eleggere suo leader in Campania un Ciriaco De Mita che di quella stagione politica fu esponente di spicco? Né la realtà economica e sociale italaina è rimasta anche solo lontanamente quella di vent'anni fa. Ma è il dato della classe dirigente del futuro Partito Democratico a sorprendere. Difatti ci si aspetterebbe che la maggior parte dei suoi quadri provenissero dall'ex PCI ma le cose non stanno affatto così. Pare invece che la prevalenza dei delegati, che saranno eletti o sono già stati eletti per l'Assemblea costituente, saranno ex-popolari(anche senza arrivare al trionfalismo del ministro della Pubblica Istruzione Fioroni che proclama di avere ben 800 delegati su 2400 totali,vale a dire un terzo del totale). Ciò è davvero impressionante, se si pensa che cos'era il PCI come macchina organizzativa,ma induce anche a riflettere sulle implicazione che ciò può comportare sull'area dell'elettorato moderato. Infatti è del tutto evidente che il Pd punta a occupare il centro della schieramento politico,ridimensionando le sue parti progressite e strappando consensi a quei partiti che sono adesso il centro del quadro politico,Udc e forse Forza Italia. Non per nulla l'ex ministro dell'Interno Pisanu, proveniente dalla Dc(dove ha svolto una brillante carriera politica) ha detto a Gubbio nei giorni scorsi che è assolutamnte necessario per Forza Italia strutturarsi come partito per presidiare saldamente l'area di centro del quadro politico. Non ci si può illudere che il Pd sia un'evoluzione con cambio di nome del fu Parito comunista, perchè quel che si va profilando è ben
altro. Si provi a pensare ai due concorrenti più forti di Veltroni, Enrico Letta e Rosy Bindi. Pur affermando cose opposte su vari temi ( dalle tasse ai diritti civili) provengono entrambi dalla fu Democrazia Crisitana e questo risponde,con ogni probabilità, a un ben preciso disegno strategico del Presidente del Senato Franco Marini, consistente nell'occupare la sinistra e il centro del Partito Democratico per influire su un leader già assai poco connotabile come di sinistra qual è Veltroni. Inoltre Veltroni sarà affiancato dall'ex popolare Franceschini come vice e otterrà il pieno appoggio del medesimo Marini,per il tramite dell'onnipresente Fioroni. E la sinistra del fu Correntone che fine farà? Che combineranno i Mussi,Cofferati,Angius etc.? Elaboreranno una specie di “cosa”rossa con Rifondazione Comunista e il Partito dei Comunisti italiani ( e magari pure i Verdi) che non sarà altro che il contenitore delle forze a sinsitra del Pd, grosso modo quel che era il Psiup per il PCI. Se non vorranno essere confinati in perpetuo all'opposizione dovranno scendere a patti ragionevoli( si può star certi assai pesanti da accettare per il massimalismo di sinistra) con il Pd,che comunque potrà sempre sostituirli con il nascituro terzo polo di centro,risultato della fusione sempre possibile tra Udc e Udeur. Insomma gli eredi del Pci, dentro o fuori del Partito democratico, si troveranno in posizione tutt'altro che dominante con l'area cattolica progressista , con un sostanziale rovesciamento di quanto paventava Aldo Moro trent'anni fa. Si può concludere che Moro ( vittima – è bene rammentarlo – dei cosiddetti all'epoca “compagni che sbagliano”,i brigatisti rossi) ottiene a distanza di tanti anni una sostanziale e clamorosa rivincita a danno dei suoi “alleati” di allora,cui pensava di dover lasciare il ruolo centrale nella vita politica italiana, dato che questi avevano egemonizzato,seguendo l'insegnamento di Antonio Gramsci, la società civile delle professioni e della cultura. Si potrebbe dire che chi di egemonia culturale ferisce ,alla fine perisce.

domenica 2 settembre 2007

Gli affari di Lady trota salmonata.

Chi è la trota salmonata? È Maria Vittoria Brambilla,nella denominazione dei suoi affezionati ( si fa per dire) avversari , tra cui si possono ritrovare non pochi quadri del centro-destra. Si qualifica per imprenditrice e lo è. Vediamo in che misura. Gestisce direttamente un paio di aziende attive nel settore alimentare-ittico e ha un ruolo secondario nella trafileria di famiglia, le "Trafilerie Brambilla s.p.a.". quest'ultima azienda produce e lavora trafilati per molle in acciaio e inox e fattura 42,3 milioni di euro,con un utile netto di 236.000 euro. La parte del leone è svolta nel consiglio d'amministrazione dal padre Vittorio Brambilla,detentore del 50%dell'azienda ( mentre un altro 20% è in cassa della Popolare di Sondrio). E la "trota salmonata "che ruoli ha? "organizzare fiere ed eventi,sviluppare politiche di marketing operativo e strategico e selezionare personale specificatamente per l'area public relation". Pare un ruolo assai defilato e non certo comparabile con quello di amministratore delegato. Potrebbe,però, trattarsi di un bene,perchè così miss Romagna 1986 ( uno dei titoli della Presidente dei Circoli della Libertà) ha più tempo disponibile per l'attività pre-politica dei circoli. Infatti le sue nuove attività si van tramutando da hobbies in business. Si conta prima tra tutte,la Vittoria Media Partners, proprietaria del Giornale della Libertà. La nuova società è stata fondata a giugno assieme a Salvaotre Sciascia,vecchia conoscenza delle cronache giudiziarie di Tangentopoli e uomo ex plena fide di Silvio Berlusconi. Ma il vero core business della Lady dalla rossa chioma è quello del gruppo Sal e della Sotra Coast International, con cui nella vesta di amministratore unico ( è socia per il 40% del capitale,mentre il 60% è del padre) si è assicurata nel 2006 125.000 di stipendio. Gli affari riguardano l'import-export e vendita di prodotti ittici,freschi,congelati e surgelati. Lo scorso anno la Sal ha comprato , mediante leasing della banca Italease, la nuova sede di Brivio, a Lecco. Tutto qui il business della Lady dalla rossa chioma. Si possono varie considerazione su questo quadro un po' scarso ( se paragonato con l'impero di Berlusconi...) di attività economiche, ma una di certo salta agli occhi subito. La trota salmonata , se dovesse fare mai politica attiva,non si troverà quella palla al piede che fu ed è il conflitto d'interessi per Berlusconi, che certo ne ha limitato l'azione politica in determinazione e incisività. E ciò forse non è poi un male, sempre che i mandarini romnai non si divorino la trota salmonata. Ma chi scrive l'ha vista da vicino e la trota potrebbe rivelarsi uno squalo. Tigre , assai difficile da fare a fette. State attenti,quindi,cari bonzi del Palazzo romano: potreste avere delle spiacevoli sorprese.

Le scelte di riarmo a carattere obbligato della Russia.

La Russia dell'ultimo Putin pare imboccare una strada di riarmo e competizione geo-strategica su larga scala con gli Stati Uniti e per questo imposta una collaborazione con i vicini d'Asia:Cina ,Kazakistan e altri stati dell'Asia centrale. Vi è chi paventa un ritorno della guerra fradda. Sarà poi vero? Se ne può dubitare,per almeno tre motivi. Primo di tutti è la situazione di degrado demografico che sta vivendo la Russia e che la sta portando a avere una popolazione che di anno in anno decresce per effetto dell'emigrazione. Non è una questione da prendere alla leggera perchè già adesso gli alti comandi dell'armata russa trovano difficoltà a reclutare truppe sufficienti da mandare in Cecenia per la guerra caucasica. Ci si può figurare se potranno tenere in piedi il terzo esercito al monodo per effettivi ancora per molto. Difatti la Russia dispone di una proiezione geostrategica sbilanciata a favore delle armi convenzionali e dell'esercito (si pensi solamente alla sorveglianza delle frontiere di un paese di quelle dimensioni) a discapito di tecnologie avanzate e marina. Ciò è dovuto alla conformazione geografica della Russia,circa 17 milioni di km quadrati di superficie che vanno dai confini dell'Unione Europea ( Kaliningrad era la capitale della Prussia orientale) fino alle coste di fronte all'Alaska, uno dei 50 stati d'America. Il secondo è legato all'irredentismo fondamentalista islamico di cui la Cecenia è solo la punta dell'iceberg e enmmeno la più pericolosa. Focolai sono rintracciabili in tutto il Caucaso, poi in Crimea, sugli Urali, nel Tatarstan etc. Già oggi l'Islam è la prima fede di Russia per numero di praticanti e ciò per effetto della distruzione della chiesa Ortodossa russa perseguitata dai sovietici. Il terzo è la sostanziale e storica rivalità con la Cina,assai più profonda di quelle storicamente avute con le potenze europee. Non bisogna dimenticare che per i cinesi i trattati con cui i russi nel corso dei secoili si sono appropiati della Siberia e in particolare delle regioni della ricchissima oblast' pacifica e ultramancese sono etichettati come trattati ineguali,cioè alla stregua di quelli con cui Regno Unito,Francia,Germania e Giappone strapparono concessioni territoriali e privilegi al Celeste impero. Pertanto i cinesi hanno la ferma convinzione di ricuperare tutto e riportare i confini dell'Impero di mezzo a reinglobare quelle terre,che oltretutto servono moltissimo per lo sviliuppo dell'economia cinese affamata di materie prime e risorse naturali. Del resto i cinesi hanno recuperato Hong Kong e Macau, perchè dovrebbero renunziare alle terre nordiche? Dal loro punto di vista non ne hanno intenzione nè hanno torto. Ora i russi non hanno l'anello al naso,come gli europei con gli arabi e i maomettani, e sanno benissimo i rischi che corrono a stringersi a una Cina che vuole per lo meno un terzo della superficie della ferderazione russa. Perciò impediscono l'insediamneto di cinesi nell'oblast' di Vladivostok. Ma hanno necessità della Cina per combattere i fondamentalisti ( nemici dei cinesi pure) e per contare di più nelle relazioni con l'America. Ecco spiegato l'accordo di coopoerazione coi cinesi:tattica spregiudicata per evitare di avere un peso sempre minore nelle relazioni internazionali, cioè per evitare di diventare un rimpianto di Grande Potenza,come è successo agli stati europei, per capirsi, come Francia e Germania in primis.
Ad proxima acta diurna

sabato 1 settembre 2007

La scomparsa di un Uomo libero

È morto all'età di 79 anni il Professore emerito di diritto del lavoro dell'Universtità di Pisa,Giuseppe Pera. Il cronista di questo blog ne piange la perdita per la città di Lucca e ancor più per il mondo accademico in cui faceva stecca nel coro sessantottardo che lo domina. Mai si era piegato al conformiso dilagante e imperante. Vantava un curriculum vitae di valore incomparabile e impareggiabile e aveva sempre dato prova di esprimere valutazioni libere e autonome,fuori dagli schemi preconcetti e precostituiti,come deve essere un riformista autentico nel senso mazziniano della parola. Anche quando esprimeva giudizi che non ci sentivamo di condividere, sempre lo faceva con un chiaro concatenarsi logico di argomentazioni,senza pregiudiziali ideologiche di sorta. Infatti era netto anche il suo giudizio sulle degeneraziuioni politiche e politicanti della magistratura: scriveva nel 2002 “ gli alti lai della categoria (della magistratura)mi commuovono poco;hanno ragione nel difendere l'indipendenza,ma per altro verso raccolgono quello che hanno seminato;tutto prima o poi si paga”. Ancora più duro era la sua valutazione sullo sfacelo dell'Università e della categoria forense,imbarbariti da riforme demagogiche il cui costo ricade sul cittadino e la comunità tutta. Con la minutaglia politica di oggigiorno poco aveva a che spartire,perchè aveva combattutto battaglie ben più serie,fin da quella della libertà contro l'invasore tedesco del 1945. Ci mancheranno le Sue “noterelle”,pubblicate sulla Rivista Italiana di Diritto del Lavoro,sempre paradossali e sferzanti nel denuciare il malcostume di una società civile alla deriva in una globalizzazione sfrenata che nessuno ha il coraggio o la volontà o le capacità di controllare. Lucca perde uno dei Suoi uomini migliori. Suggeriremmo al Sindaco Favilla di dedicarGli una targa in memoriam, se non sapessimo che ciò farebbe infuriare il Professore. Cercheremo di non dimenticare la Sua lezione più importante:quella della libertà di giudizio e opinione, assai difficile da perseguire in un tempo come l'attuale dominato da un successo tanto facile quanto effimero.