giovedì 14 giugno 2007

Perchè non possiamo non dirci conservatori.

Stiamo vivendo un vero e proprio rovescimento culturale che si può definire , senza aver tema di ossimiro,una vera e propria "rivoluzione conservatrice", del tutto analoga a quella vissuta dall'America trent'anni or sono. Farò come gli antichi e citerò un piccolo episodio accaduto anni fa. Chiedo venia in anticipo al lettore per la digressione personale, ma la trovo significativa. Mi trovavo al Ginnasio e c'era un collega di classe che immancabilmente, ogni mattina, portava in classe "Il Giornale"diretto e fondato da Indro Montanelli. Siamo nei primissimi anni Novanta e l'ottuagenario – allora – giornalista di Fucecchio era etichettato come uomo di Destra e la sua testata considerata come "conservatore". Fosse stata qualificata come neo-nazista o fascista avrebbe suscitato meno riprovazione tra i colleghi di classe. Badate bene che la mia classe era composta da moderati o destrorsi:c'era perfino un gruppo di bossiani e parlo della Lucca dei primissimi anni Novanta quando a Palazzo Chigi c'era Andreotti e al Quirinale Cossiga,tanto per dipingervi un po' il quadro. Passano alcuni anni e , alla maturità, scrissi un tema anti dossettiano e prezzoliniano,senza che nessuno tra i commissari avesse nulla da ridire. Anzi incontrai il plauso del commissario di Storia che poi scopriì essere stato candidato nelle file della Rete di Leoluca Orlando Cascio, che a Dossetti era solito baciare la pantofola (come faceva Gian Carlo Caselli, del resto). Che diamine sarà successo per un cambiamento tanto netto nell'analisi e nella sensibilità culturale? Un fatto semplicissimo: la tanto vituperata discesa in campo di Berlusconi, che ha comportato lo sdoganamento ( termine infame coniato da persona ancora più infame, ma questo sarà oggetto di prossimi interventi) della destra e di tutto un mondo culturale che era riamsto ibernato fino ad allora. Per tante ragioni storiche , il conservatorismo era stato recluso in un lazzaretto intellettuale dove solo pochi monatti – per fare dei nomi: Enzo Bettiza,Fernando Mezzetti ,Renzo De Felice,il gruppo del CESES, i fondatori del Giornale del 1974, il gruppo del Contemporaneo e pochi altri "ghetti" - erano abilitati ad entrare. Conservatore era un'etichetta comoda per rendere ancora più provinciale e retriva la realtà culturale d'Italia di quanto già non fosse a cose normali.basti dire che la curva di Laffer,perno della politica economica espansiva nel mondo angloamericano da almeno un quarto di secolo,fu costruita nel 1973,ma un serio e approfondito studio d'essa – in chiave denigratoria,è ovvio- in Italia è avvenuto solo nel 2002 quando Tremonti voleva fare una riforma fiscale vagamente ispirata ad essa. Bisogna dire che una bella fetta di responsabilità è da ascrivere alla Democrazia Cristiana,conservatrice de facto nelle sue componenti dorotee, vespiste,dei divani gialli e simili, ma timorosa di dirlo,perchè sprovvista ( per ragioni cogenti alla Storia del Cattolicesimo politico) di una spiccata sensibilità culturale che invece non difettava, anzi era sovrabbondante nel Partito Comunista. Si era soliti dire che, in caso di spartizione del potere , i democristiani tra un direttore di filiale bancaria e una cattedra universitaria non avevano dubbi a scegliere la direzione della filiale,lascando la cattedra a un comunista. Si è poi visto che i comunisti avevano la vista più lunga dei democristiani,perchè hanno manipolato le coscienze di centinaia di migliaia di studenti. Il crollo della prima repubblica ha permesso di buttar giù le mura del lazzaretto e di ricuperare tutto un patrimonio italiano (e non solo:si pensi al neo conservatorismo,alle teorie di Popper ,a Frane Barbieri, etc.etc.) di idee conservatrici,alternative a certo progressismo manierato e stucchevole.Questa è la vera grande colpa che gli intellettuali alla Umberto Eco mai perdoneranno a Berlusconi:aver dimostrato che non c'è solo lui a scrivere romanzi ma c'era pure,per fare un esempio, un Guido Piovene (che li scriveva pure meglio, tra l'altro). Oggi questo patrimonio ci è più che mai utile per capire e offrire una soluzione ai problemi dei tempi che incombono. E qui arrivo al titolo del mio intervento. Nel momento in cui si pone in discussione il mattone base della nostra società, vale a dire la famiglia,e al contempo si svaluta la cittadinanza concedendola a tutti gli immigrati dopo solo cinque anni di permanenza in Italia, altro che avere remore a definirsi conservatori! Bisogna esserne orgogliosi, altro che. Purtroppo la nostra classe politica è proveniente per larga misura dalla Prima Repubblica dove il conservatorismo era tabù. Perfino Bossi ha sempre qualiifcatola Lega Nord come rivoluzionaria,perchè ha militato,in giovenissima età,sotto le bandiere della sinistra(salvo poi allontanarsene assai presto) e ha sempre considerato un retroterra "conservatore"inadatto a connotare il leghismo,che del conservatorismo classico è una costola. Basta leggere il compianto Gianfranco Miglio per averne un'idea. Poi c'è da dire di un'altra mala pianta che infesta la società italiana ( e di conseguenza la politica): il conformismo. Per anni si è guardato al conservatorismo come fosse un anticagliume ideologico,del tutto inservibile a comprendere e spiegare il mondo,instradato sulle magnifiche sorti del progresso tecnico. Ma anche qui si sta cominciando a rendersi conto le cose stanno altrimenti . Citerò due esempi,quasi coevi e perciò istruttivi. Il boom delle net companies si è risolto in una mega truffa nè più nè meno come fu la speculazione dei tulipani nell'Olanda del Seicento. Poco dopo ,dei pazzi ben cresciuti e viziati nei colleges inglesi e americani hanno scoperto che preferivano far saltare per aria ,in nome di Allah e del suo profeta Muhammad, i grattacieli delle Twin Towers, per liberare la terra delle Due Moschee ( intendesi l'Arabia Saudita), piuttosto che fare una carriera da hippies nel rutilante mondo d'oggi. Il tutto nell'orgoglio della propria tradizione,riscoperta dopo anni di vanità nel mondo occidentale,luccicante come una gigantesca Las Vegas. E noi conservatori d'Italia dovremmo aver tema di professarci tali e rivendicare il nostro passato? Mentre questi qui vogliono riportare le lancette della Storia al Sesto secolo dopo cristo? Ma siamo matti? Breve: compete alla nostra generazione costruire un forte,saldo e sano conservatorismo italiano. I modelli e i maestri non mancano. Pensate al Manifesto dei conservatori di Giuseppe Prezzolini o la sua intervista sulla destra,opere tutt'altro che inutili. Il compito non sarà facile,tutt'altro. Ci aspettano anni di angherie e soprusi,ironie e persecuzioni , palesi o occulte. Ma il futuro è nostro,come già scrisse Prezzolini trent'anni fa :"il conservatore forse non sarà l'uomo di domani,ma di certo sarà quello di dopo domani,perchè qui si corre verso il disastro e alla fin fine il buon senso collettivo, per scansare il burrone,la spunta".

martedì 12 giugno 2007

Visti da vicino: Giulia Maria Crespi.

Il vostro cronista ha avuto modo di conoscere prima facie ( e anche collaborare,ahilui) con una delle più insigni, ut ita dicam, maitresse a pénser della nostra gauche :Giulia Maria Crespi, ultima erede dei celeberrimi Crespi,già industriali tessili e poi da ultimo padroni del Corriere della Sera. L'impressione avuta è delle più raggelanti. Pareva di essere di fronte a una specie di pierrot arruolato nell'esercito della salvezza. Non interloquiva,inquisiva. Era incapace di prestare la sua preziosissima attenzione per più di due secondi su di un singolo argomento. Poi saltava come un grillo dispettoso da un tema all'altro senza nessun nesso logico. Non dialogava,monologava. Nel voler approfondire i problemi,ci si accorgeva che ella non sapeva nulla della realtà culturale o sociale circostante,ma solo ciò che la sua cerchia di maggiordomi lasciava filtrare a bella posta per lei. Non stupisce che trent'anni fa abbia rovinato il Corriere della Sera regalandolo (complice Piero Ottone) alle sinistre,che difatti da allora non lo mollano più. Oggi s'occupa d'ambiente e cultura tramite il Fondo Ambiente Italiano- FAI, dove continua a dare mostra della sua fatuità. Altro che sindrome dei Buddenbruck, qui dei Crespi d'antico stampo non è rimasto nemmeno l'ombra.

Suggerimenti per il palato: i pelimeni.

Per chi càpiti nelle terre russe o baltiche, il vostro umile cronista vi suggerisce di provare i pelimeni. Sono come i ravioli di zucca (ma ripieni di cavolo in luogo della zucca) cotti nella syp – zuppa russa di carne e verdure, poi scolati dalla zuppa e conditi con ragù vari o salse. Sono deliziosi e ben carichi di proteine e grassi,come s'addice alla tradizione culinaria russa. Accompagnati con la vodkà di San Sergio sono il massimo per il palato. Un po' meno per la dieta,ma per chi scrive le régime è roba da cominciare il 30 febbraio.
Bon appetit

Il citazionista 3/dal bolscevismo all'ulivismo.

Ipse dixit.
"Se per l'avvento del bolscevismo è stato necessario un concorso affatto particolare di circostanze propizie – una politica suicida delle classi possidenti e l'ostinata follia di conciliazione sociale da parte dei socialisti - non meno necessario fu l'intervento di un partito relativamente consapevole dello scopo immediato da raggiungere. Rispetto a tutti gli altri il partito bolscevico ebbe il vantaggio di mirare con risolutezza al potere e di non lasciare nulla di intento per impadronirsene." ( Boris Souvarine, Stalin, 1935).
Se sostituite al bolscevismo l'ulivismo(cioè l'accozzaglia pseudo ideologia che va da Mastella a Caruso e Bertinotti), alle classi possidenti la Confindustria di Montezemolo e compari, e ai socialisti i corpi intermedi della società che davano Berlusconi spacciato sino alla sua perfomance di Vicenza dello scorso anno, avrete il quadro esatto della situazione italiana di allora e d'oggi.

giovedì 7 giugno 2007

L'avviso di sfratto "inglese" a Prodi.

Il 4 giugno scorso è uscito sul Financial Times un interessante articolo di Wolfgang Munchau. Chi è costui? Un editorialista del Financial Times noto per le bacchettate che mai ha risparmiato ai Governi italiani, soprattutto di centro destra. Ricordate l'esperienza del primo Governo Berlusconi? Le critiche e le ironie di cui fu oggetto all'epoca? e ancora la copertina dell'Economist per cui Berlusconi era unfit to lead Italy? Ebbene il nostro appartiene a quella media community che si è resa autrice di simili articoli e solitamente è citata dagli ulivisti come sicura riprova della poca serietà del centro destra a fronte del rigore incarnato dai Prodi,Ciampi, Padoa-Schioppa e via spennando il contribuente italiano. Ci si aspetterebbe allora un intervento volto a fare da ciambella al periclitante gabinetto di centro sinistra, già bastonato seriamente alle ultime elezioni amministrative, anche perchè vi sono dei ghiotti dossiers sul tavolo ( da Alitalia alle varie fusioni industriali e finanziarie) che potrebbero avere in Prodi e la sua équipe un valido strumento per trovare la giusta soluzione. Ebbene niente di tutto questo si leggeva su FT l'altro giorno. Munchau scriveva che "il governo Prodi ha completamente fallito sul versante delle riforme e non è riuscito per assicurare all'Italia il necessario rilancio economico". Data la stringatezza degli anglosassoni, si tratta di un avviso di sfratto bello e buono,con tanto di nome del nuovo inquilino. Volete sapere chi? Occorre "sostituire il sempre più debole Romano Prodi con il formidabile sindaco di Roma Walter Veltroni e rimpiazzando anche Tommaso Padoa Schioppa che è un economista molto stimato ma non è un politico e non ha una propria base politica e dipende totalemente da Prodi". Chiaro, no? Non si tratta certo di un giudizio lusinghiero per l'ex consulente della banca d'affari Goldman Sachs Prodi,anche a voler trascurare la valutazione tutt'altro che benevola per l'ex eurocrate Tommaso Padoa Schioppa. Ma c'è dell'altro. Per contrastare efficacemente Veltroni, che sarà molto probabilmente candidato dello schieramento delle sinistre, c'è bisogno che anche il centro destra si attrezzi con qualcuno capace di catalizzare il cambiamento. Chi ? Sempre sfogliando il FT si trova la risposta. Porta il nome di Michela Vittoria Brambilla. Che ne pensate? Boutades albioniche o Berlusconi l'ha indovinata un'altra volta?

sabato 2 giugno 2007

Il citazionista 2/l'harem.

Ipsa dixit.
"Io chiedevo a nonna Jasmìna cosa voleva dire essere rinchiusa in un harem,e lei mi dava ogni volta una risposta diversa,il che naturalmente non faceva che confondermi. A volte diceva che stare rinchiusa in un harem voleva dire semplicemte che una donna aveva perduto la libertà di movimento. Altre volte diceva che un harem significava disgrazia,perchè una donna doveva dividere il marito con molte altre. Jasmìna stessa doveva dividere il nonno con otto concubine,il che significava che per otto notti doveva dormire da sola,prima di poter abbracciare e stringere il marito,quando veniva il suo turno. " E abbracciare e stringere il marito è una cosa meravigliosa"diceva. "Sono felice quando penso che la tua generazione non dovrà più dividere i mariti( n.d.r)"."( Fatima Mernissi, La terrazza proibita). Duole che l'autrice autorevole ( e per ciò ignota in Italia) si sia illusa,a dir poco, più riguardo alla condizione femminile islamica in Occidente che nel mondo islamico .

Il citazionista

Ipse dixit
Sie versprachen seine Forderung nachstens zu befriedigen,avrebbe detto Goethe sulla condotta di Visco-Fisco.

venerdì 1 giugno 2007

Che c'è di speciale nel caso Speciale?

Che cosa c'è di speciale nel caso che la sinistra punisca un uomo dello Stato che ha fatto il suo dovere, indagando sul caso Unipol-Bnl dei furbetti del quartierino, senza aver tema di danneggiare la minutaglia politica che ci governa? Assolutamente nulla, se non nel nome della vittima,generale Speciale appunto. L'unica cosa speciale del caso. Ma provate a pensare cosa sarebbe successo se Berlusconi avesse fatto qualcosa del genere(magari a ragione, come nel caso di richiedere che la Procura di Milano allegasse il famigerato fscicolo 95200 per far sì che Previti dimostrasse la sua innocenza in uno degli innumerevoli processi in cui è stato coinvolto: se Castelli avesse rimosso qualcuno di quei procuratori – ragionando per assurdo,si capisce, chè in puncto iuris è impossibile- ve l'immaginate ? A mon avis c'est rien à penser ) quand'era al Governo:che sarebbe successo? Il finimondo, probabilmente. In questo caso tutti zitti, qualche mormorio e festa finita,anche se Il Giornale ha fatto un lavoro egregio di giornalismo e l'opposizione si sta dando una sveglia. Magari per fare stecca ci voleva che qualcuno alla Procura di Milano si chiamasse Speciale. Invece si chiamavano Di Pietro e D'Ambrosio. Il vostro cronista usa l'imperfetto non perchè questi signori siano morti,ma perchè non sono più procuratori.Che fanno? Sono politici di centrosinistra,per l'appunto. Che c'è spieciale? Nulla,of course.
Ad proxima acta diurna