sabato 29 settembre 2007

Se per un piatto di spaghetti bisognerà accendere un mutuo....

" I giorni dei cereali a basso costo sono finiti", ha dichirato Dan Basse,presidente della AgResource,società di analisi dei dati sulle materie prime di Chicago. Gli incrementi dei prezzi di quest'anno paiono dargli ragione. Infatti i prezzi di soia e mais prodotti in Illinois sono cresciti rispettivamente del 75% e del 40% rispetto allo scorso anno,mentre il grano del Kansas ha registrato una crescita del 70% o più. Dall'analisi delle serie dei prezzi dei futures della Borsa di Chicago ( la prima la mondo per i mercati dei generi alimentari) si evince che si tratta di un aumento tutt'altro che legato al contingente ( raccolti scarsi) ma dovuto al fatto che i farmers trovano più conveniente vendere i propri prodotti alla compagnie energetiche per produrre elettricità pituttosto che farne cibo. Ma non basta questo,perchè anche milioni di persone in Asia e Sudamerica grazie al miglioramento delle condizione di vita, effetto della deprecata e esecranda globalizzazione, possono spendere più denaro per comprare generi alimentari fino ad allora inarrivaibili. Detto breve, il cinese della middle class o il softerista della net company indiana può permettersi di scegliere tra la ciotola di riso o un piatto di pasta o un bistecca alla texana. Ecco come si spiega l'aumento della domanda di latte e carne ,che a sua volta incrementa la domanda di ceeali per nutrire il bestiame. Tutto ciò poi si ripercuote ovviamente anche sui bilanci delle nostre famiglie. Ma c'è dell'altro. L'inversione della tendenza all'abbassamento dei prezzi dei cereali potrebbe produrre degli effetti nefasti. Infatti le riserve stanno arrivando al punto più basso degli ultimi anni e ciò potrebbe rendere il mondo assai debole di fronte a crisi prodotte da shock da carestie o cattivi raccolti. Anche l'aumento delle superfici coltivabili ha un limite ben preciso che non può essere varcato,pena i disastri ambientali che avvennero negli States delle praterie negli anni '80 dell'Ottocento o nei dirties terties del Novecento. Per di più il rincaro dei prezzi minaccia anche di impedire alle charities di fornire cibo alle centinaia di milioni di persone che vivono di sussidi alimentari nei paesi del Terzo Mondo,specie nei paesi africani martoriati da lunghissime e sanguinose guerre civili e tribali. Allora come se ne esce? Anzitutto con un approccio e un utilizzo più sensato delle biotecnologie,da non vedersi più come qualcosa di mefitico o mefistofelico ma come una straordinaria opportunità di sviluppo. Si pensi a una varietà di mais capace di reggere alle siccità, perchè dotato del gene di una pianta bisognosa di poca acqua: rendrebbe coltivabili non solo in modo stabili gli States delle praterie, ma anche molti paesi africani e asiatici che oggi stentano a produrre cibo per sè ma addirittura potrebbero esportarne per l'estero,con benefici effetti sulla propria economia. Senza contare che il bio diesel potrebbe diventare una realtà assai conveniente. Poi è necessario un necessario ripensamento della polica agricola comune,che non sia solo benefica verso i paysans de France, la Deutshlandgrundvolk o la country gentry of England, ma sia finalizzata alla realizzazione di un nuovo modello di vita e sviluppo. Ciò è tanto più vero in ragione dello spostamento di miloni di persone europee dalle aree urbane ai piccoli centri. Si tratta di un fenomeno che gli eurocrati ignorano. Sapranno Sarkozy,Merkel e Gordon Brown interpretare e gestire il cambiamento? A Prodi non si può cheidere nulla perchè non conta molto ( basti pensare alla sua incapacità di fermare la rissa in Consiglio dei Monistri tra Pecoraro Scanio e Di Pietro sulle infrastutture....) e soprattutto vede tutta la crisi attuale con gli schemi intellettuali di trent'anni fa.

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