domenica 23 settembre 2007

Non si può quotare in borsa un'impresa se non va bene al sindacato.

Com'è noto,in Italia si è privatizzato ( a torto o a ragione) di tutto e di più. Ma pare che una quotazione in borsa propiro non si possa fare ed è quella concernente a Fincantieri. Infatti il cosidetto "quarto sindacato",cioè la FIOM,( così detto perchè trova la CGIL di Cofferati e Epifani moderata,figurarsi come sono liberals) si è opposto alla vendita del 49% dell'ex controllata IRI che costruisce navi, con l'appoggio di una risoluzione votata dal Parlamento con i voti determinanti della sinistra estrema. Si è stabilito in questo provvediemnto parlamentare ( approvato con il DPEF lo scroso 31 luglio alla Camera dei Deputati) che si può procedere alla quotazione in Borsa solo dopo " la presentazione del piano industriale",che potrà esser fatta solo "con la condvisione dei sindacati". I firmatari del documento in Senato sono Angela Finocchiaro, Giovanni Russo Spena, Cesare Salvi e altri. Tutte personalità di sinsitra,che per ciò stesso dovrebbero essere liberiste,alemno stando al recente libro di Francesco Giavazzi (scritto con Alesina) "Il liberismo è di sinistra"( pubblicato da Rizzoli). Magari ha ragione Giulio Tremonti,quando ci ha detto a Gubbio lo scorso 9 settembre che Alesina-Giavazzi hanno confuso la sinistra italiana con quella anglosassone. Avrebbero dovuto compararla con quella siriana o levantina e così avrebbero fatto un titolo più appropriato.

4 commenti:

marco ha detto...

su questo mi trovi d'accordo al 60%. non si sente parlare di sindacati da nessuna parte che non sia in italia e sono un concetto ormai antiquato che deve necessariamente essere rivisto, infatti sono piuttosto contento dell'inchiesta fatta da "la repubblica" sui "contintasca" ai sindacati, segno che comunque inizia ad esserci una forte autocritica.

quello su cui non sono affatto d'accordo è il paragone con la "sinistra inglese" che è non-esistente, viste le pratiche di leccaculismo non proprio, come dire, "fedeli alla linea". se volessi parlare di sinistra moderata efficiente prenderei ad esempio l'SPD tedesco. non vedo un nesso con "siriani" et alias, ma comunque la sinistra italiana è inesistente e antiquata, come lo è tutta la politica, del resto, come lo è qualsiasi altra cosa in italia.

this said, tengo a precisare che sono e rimango di sinistra ( anche estrema o che dir si voglia ) ma tengo anche a precisare che con la cosiddetta "sinistra radicale" con le lacrimucce del '68 non ho un cazzo da spartire ( o quasi ), e né lo ho con la solita DC camuffata che altro non è che in un modo o nell'altro sta sempre al governo ( questo non include tutti, rimangono ancora nomi degni di nota e di rispetto ).

Tolomeo da Lucca ha detto...

Toglimi una curiosità,Marco: che ne pensi di De Mita padre nobile del Partito Democratico? Credi davvero,poi, che Repubblica miri a sviluppare l'autocritica? Il giornale di De Benedetti mira a ben altro:scardianre Prodi per metterci Veltroni,poichè il buon De Benedetti mira a fare affari. Come tutta la classe impreditoriale del resto. Bisognerebbe riflettere sulla degenrazione in atto nel sistema politico e sociale in atto. Viviamo tempi di demagogia plutocratica,per dirla con Pareto.
Su ciò bisognerebbe riglettere,altro che sugli schemi di destra o sinistra. Stiamo rischiando di fare la fine dei protagonisti del film "Metropolis" di Fritz Lange,ma nessuno ha il ocraggio di dire che il re è nudo.

marco ha detto...

ah ma infatti non ho molta fiducia nel partito democratico o che, né l'ho tanto in repubblica o quello che è ( nonostante sia un giornale che obiettivamente è leggibile in confronto a moltissimi altri, e spero che su questo non abbia tanto da ridire ). non ci voleva lo scossone di beppe grillo per scatenare una bufera nella politica italiana.

uscire dagli schemi ? vero, e sono il primo a dire che cooperare per portare avanti un qualcosa di sensato che vada oltre le stronzate di borghezio o di caruso non sia "rinnegare i propri ideali".

Tolomeo da Lucca ha detto...

Infatti non ho nulla da ridire su come è scritta Repubblica ( tanto che fu il primo quiotidiano a introdurre i lformato tabloid in Italia) ma su cosa dice Repubblica e sulla pretesa che ha, sui suoi lettori progressisisti, di dire l'ultima parola. La differenza tra Fede e Scalfari è questa:il primo dovrebbe prendersi un po' più sul serio in ragione del suo passato professionale( si pensi ai trascorsi africani) e l'altro assai meno sul serio. I suoi "dialoghi con io" sono grotteschi. Il grave è che il pubblico di Repubblica prende per oro colato tutto ciò che questa pubblica e ciò danneggia anche la Sinistra,per la semplice ragione che Repubblica risponde sempre a un editore che ha corposi affari.
Per quel che mi riguarda,non mancherò mai di nadare controcorrente,anche perchè trovo che finchè saremo schiavi di opposti isterismi faremo com e i gamberi:andremoindietro invece che avanti.