martedì 11 settembre 2007

La deriva eurasista della Russia.

La Russia si è sempre interrogata sulla sua collocazione rispetto all'Europa, sentita come un qualcosa di contiguo ma senza dubbio differente dall'essenza russa. In genere si identifica nella invasione tatara e nella conseguente dominazione l'evento che impone alla Russia un percorso separato da quello europeo. Se a ciò si aggiunge la caduta in mano turca di Costantinopoli il 28 maggio 1453 ( data tragica per l'Occidente,comparabile all'11 settembre 2001 e alla fine dell'Impero Romano d'Occidente) si ha un ulteriore elemento che aggrava il divario tra russi e occidentali. Infatti i Balcani ( e non solo) finirono sotto il giogo ottomano,che fece da barriera tra il principato della Moscovia e il resto d'Europa e impedì ai russi di tenere aperto un contatto con i paesi più avanzati d'Occidente. Perdipiù il grande zar Ivan IV il temibile decise di rendere autocefala la chiesa russa da quella greca,per evitare le continue commistioni e interferenze del Patriarcato di Costantinopoli ( ridotto a una sorta di cappellano-etnarca del Califfo di Istanbul: un po' la fine che sognano i cattolici democratici per il Papato) e pertanto costituì il Patriarcato di Mosca. Le riforme di Pietro il Grande furono dettate da due motivi principali: in primis dotare la Russia di quelle tecniche necessarie a espugnare la città di Azov, da cui partivano le scorribande maomettane ( un po' come sono oggi i porti del Maghreb per il traffico incessante di immigrati clandestini su tutta l'Europa....) sui bassopiani e le pianure russo-sarmatiche;in secundiis distinguersi dalla fazione di corte- facente capo all'intrigantissima sorellastra di Pietro, la reggente Sofia- che mirava all'isolamento più completo della Russia e che si fondava sulle famigerate bande degli strelczyi. Costoro erano gli ultimi eredi delle truppe scelte di Ivan il temibile,che avevano contributo a affrancare la Russia dai tartari, ma che ormai si erano ridotte a taglieggiare le masse contadine imponendo loro un insoppartabile pizzo. Le riforme di Pietro non colmarono il divario dell'autocrazia russa con l'Occidente,nonostante anche gli sforzi della celeberrima zarina Caterina di Russia. Infatti la sua origine tedesca la rendeva odiosa alla corte e alla Chiesa russa, per non dire della potentissima aristocrazia terriera. Ma è nell'Ottocento che si articola un vero dibattito in Russia tra chi reputa la Russia europea e chi no. Da un lato vi sono gli occidentalisti che sostengono un avvicianamento o meglio, per dirla con loro, "un ritorno" ( alcuno d'essi usava persino l'esopressione omerica nostòs....) all'Occidente e alla sua civiltà. Dall'altro vi sono quelli che sostenevano che la Russia rappresentasse oramai una peculiare via di sviluppo connotata dai valori dell'ortodossia e delle istituzioni sociali del mondo contadino russo,cotraddiste dal myr. Tutto il dibattito data dalla pubblicazione delle Lettere filosofiche di Petr Caadaev nel 1836. Si noti che Lenin ha sempre aderito,sia pure da posizioni marxiste,alle tesi slaviste. Queste posizioni trovarono autorevoli sostenitori in Nikolaj Danilevskij ( 1822-1885) e Konstantin Leont'ev (1831-1891). A loro giudizio la Russia era divenuta ormai un'entità omogenea con caratteri suoi propri di ordine geografico ed etnico-culturale. Specie Leont'ev evidenziò l'importanza dell'incotro e dell'unione tra elemento slavo e carattere turanico ( da Turan, il mitico eroe della steppa dell'area dell'Altaj) nella sterminata steppa euroasiatica.
Il rapporto con l'Europa ha continuato a dividere l'intellighencija russa anche nel 900, sempre attorno al dibattito se integrarsi o cercare una via di sviluppo propria. Sempre punto di contrasto era il periodo di dominazione tatara dei secoli XIII-XV. Per gli occidentalisti era quello un buco nero per la civiltà e cultura russe, per gli eurasisti quell'epoca era invece una specie di segno indelebile della specificità russa rispetto all'Europa. La controversia riguarda pure il giudizio sull'epoca sovietica,vista dagli occidentalisti come trionfo del neo tartaro Stalin, mentre gli eurasisti la consideravano una degenerazione romano germanica. Infatti è da notare che gli eurasisti non conoscono la categoria di Occidente,bensì distinguono nettamente tra atlantici ( gli anglo americani, all'incirca) e i romano germanici,cioè l'Europa continentale. È ovvio che la querelle era negli ambiente degli emigrées russi,puisqué a opinion du pouvoir rouge il y a pas question. Infatti i bolscevichi avevano costruito eine neue Weltordnung, figurarsi se potevano occuparsi di una cosa da salotto borghese.
Venendo ai giorni nostri, è di dieci anni fa la pubblicazione di un fondamentale manuale russo di geopolitica che si intitola Osnovy geopolitiki- I fondamenti della geopolitica,il cui autore Aleksandr Dugin,politologo assai influente al Cremlino. Che ci dice Dugin? La Russia non è nè Occidente nè Oriente,ma una terza realtà ben distinta, i cui interessi e la cui sicurezza coincidono naturlich con la massa continentale euroasiatica. Tuttavia il punto d'avvio dell'analisi duginiana è la ricomposizione di quello che era lo spazio politico e militare di influenza del fu Impero russo,cioè l'ex Urss. Non è affatto auspicabile l'occidentalizzazione della regione cuacasica o dell'Asia centrale o peggio il ritorno dell'Islam. Occorre respingere un mondo multipolare e ripristinare un mondo bipolare,imperniato sull'alternativa tra Occidente e il blocco euroasiatico. Ecco come si spiega la politica cosiddetta di Tilsit ,cioè dell'intesa russo-franco-germanica tra Putin, Schroeder e Chirac. È ovvio che il nuovo patto euroasiatico non dovrà limitarsi all'Europa continentale o all'ex Urss( " estero vicino") o ai paesi dell'ex Patto di Varsavia("estero lontano",come lo chiamano i russi), ma dovrà estendersi fino ad alcune importanti appendici del continente asiatico come India,Iran o,per certi aspetti, la Cina. Ecco come si spiegano le manovre congiunte russo-kazake-cinesi delle settimane scorse. Questo processo sarà il frutto di accordi reciproci e vantaggiosi, più che di un'occupazione manu militari. Sul versante europeo Berlino sarà la naturale alleata della Russia, mentre New Delhi e il Giappone lo saranno su quello asiatico. Ma soprattutto un asse privilegiato sarà con l'Iran,per le sue posizioni ferocemente antioccidentali. Ha poi tutto da guadagnare dal contrastare le direttrici di espansione turche verso i paesi turcofoni dell'Asia centrale.
È interessante notare come proprio la guerra di Serbia del 1999 indichi, secondo Dugin,la prova provata dello scontro in atto tra NATO e Russia, tra Occidente e Eurasia. La cosa singolare è che la ricostruzione duginiana è opposta a quella di un'altra testa d'uovo, cioè di Zbigniew Brzezinski,assistente per la politica internazionale di Carter. A opinione di Brzezinski, la Russia dovrebbe diventare una confederezaione di tre Stati ( Russia Europea, Siberia e Estremo Oriente) per affrancare i russi dal centralismo moscovita e renderli democratici. Elcyn seguì queste tesi e si ritrovò a un passo dalla dissoluzione della Russia. Putin pare propendere per la dottrina duginiana.
V'è da domandarsi se sia preferibile una Russia eurasista ma unita con cui combattere il fondamentalismo islamico o piuttosto una Yugoslavia in fiamme di 17 milioni di km quadrati?

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