venerdì 14 settembre 2007

La riformetta dei Beni Culturali di Rutelli: ennesimo sperpero di risorse pubbliche.

Presto sarà resa operativa l'ennesima riforma del Ministro dei Beni e attività culturali. Il ministero, voluto a suo tempo da Giovanni Spadolini, non ha mai avuto vita facile. Ai tempi della Prima Repubblica era considerato un parcheggio per politci di secondo piano, come Ferdinando Facchiano e la Bono Parrino. Poi nel corso della Seconda Repubblica ha patito un tourbillon di riforme. Prima ha provveduto la ministra Melandri,poi Urbani. Adesso è il turno di Rutelli. Al solito i principi ispiratori sono la semplificazione,il miglioramento e l'efficienza e efficacia dell'azione del Ministero,attraverso la ridefiniziopne dell'organizzazione interna. In attesa di poter esprimere un giudizio sulla struttura, si possono fare alcune considerazioni. Anzitutto più che di continue rifome il settore dei beni culturali italiani e delle belle arti necessita di una forte iniezione di risorse finanziarie. Queste devono essere destinate a svecchiare le fasce "basse" del Minstero, dalla B alla D, quelle che sono più invecchiate e che rischiano la scomparsa nel giro di un decennio a causa dei pensionamenti,non più rimpiazzati per la mancanza di una politica di turn over. A questo proposito è assolutamente insufficiente il concorso bandito per 40 funzionari. Si tratta di una cifra risibile per far fronte ai bisogni degli uffici. Fondi si potrebbero reperire attraverso una gestione più sinergica delle Fondazioni di origne bancaria. Ad ogni modo un Governo serio dovrebbe fare un punto d'onore di portare all'1%del PIL le risore pubbliche da destinarsi al settore,data la sua unicità nel mondo. Poi occorre rendere la tutela effettiva sulla pianificazione urbanistica e tempestiva in relazione all'acquisto delle opere d'arte. Infine è urgentissimo rendere più forte il Nucleo dei Carabinieri per la difesa del patrimonio artistico. Se si pensa che in Toscana quest'ultima unità conta su non più di cinque elementi in pianta stabile, ci si rende conto della gravità della situazione. Altre Regioni stanno addirittura peggio. Purtroppo di tutto ciò non v'è traccia nella proposta di Riforma in atto. Si ridifiniscono le Direzioni Generali centrali ma non si interiviene sul territorio periferico,laddove c'è la vera sfida di tutela della nostra cultura. Ammessa che non sia troppo tardi,quando si pensa che un minareto farà bella mostra di sè in Val d'Elsa.....

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