venerdì 16 novembre 2007

Se è la banca "rossa" a comprarsi quella "bianca".

Nei giorni scorsi si è appresa la notizia dell'acquisto, da parte del Monte dei Paschi di Siena,della Banca Antonveneta,già oggetto di una feroce battaglia finanziaria tra la Popolare di Lodi e la Banca ABN-Amro,avvenuta negli anni scorsi. Il fatto non può che fare piacere se visto nell'ottica del rafforzamento del sistema bancario italiano e della costituzione di alcune forti banche nazionali,dette players, capaci di competere sui mercati internazionali, senza correre rischi di essere fagocitate dei concorrenti. Però porta a fare anche alcune riflessioni di carattere più squisitamente politico. Perchè si alzò ai tempi di Fiorani una specie di preemptive attack contro l'operazione,studiata all'epoca dall'intraprendente banchiere lodigiano per comprare la Banca Antonveneta e mirante ad aggregare un forte banca di marca "cattolica"? Chi scrive non nutre nè ha mai nutrito ( nemmeno quand'era assai potente e questo poteva costare assai caro) nessuna simpatia per il "banchiere" lodigiano, ma certo non si può mancare di notare come l'operazione del Monte dei Paschi abbia un carattere ben più politico di quello della Popolare di Lodi con la supervisione dell'allora Governatore Fazio. Infatti una delle banche chiave di quel mondo cattolico veneto finisce con il diventare "provincia dell'impero rosso" di Siena,anche a voler prescindere dalle implicazioni finanziarie. Queste ultime non sono cosa da poco. Perchè non si è preferito impiegare quelle risorse ( si parla di oltre 9 miliardi di euro, cioè più di 3 del prezzo corrente di mercato delle azioni di Antonveneta) per consolidare il peso della componente italiana Monte dei Paschi all'interno dell'azionarato della London Stock Exchange? Non per nulla il titolo del Monte dei Paschi ne ha risentito in Borsa,poichè gli stockbrokers valutano spropositato il prezzo pagato. Ma si può dubitare che la ocsa interessi ai politicians che governano la Banca senese. Infatti il 58% dell'istituto di credito è di proprietà della loclae Fondazione bancaria, la cui governance è composta per metà dal Comune di Siena ( 8 su 16 consiglieri d'amministrazione),mentre altri quattro sono di nomina della Provincia di Siena e i restanti sono scelti rispettivmante da Universtià di Siena,Regione,Camera di Commercio e Arcivescovo. Stante il domino post comunista di enti locali e società civile, non si fa capire a rendersi conto quale sia il colore politico dell'ente. È altresì chiaro che poco importi a costoro degli interessi degli azionisti padroni del 35% delle azioni. Parimenti dovrebbe essere evidente perchè a Londra ha preferito che non fosse il Monte dei Paschi di Siena ad avere un ruolo forte alla Borsa londinese. È ovvio che sentirsi chidere "abbiamo una borsa?" da parte del segretario del Pd – come accadde ai tempi delel scalte bancarie di Unipol su BNL con protagonista il segretario dei Ds - possa piacere poco agli inglesi. Meglio che gli italiani si tengano le loro pessime banche e le paghino a peso d'oro agli stranieri che inavvertitamente ne sono entrati in possesso.

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