sabato 1 dicembre 2007

Le ambizioni (s)Fini(te).

Dal primo giro di incontri tra il segretario del Pd con le opposizioni si possono trarre alcune conclusioni. Anzitutto è rimarchevole il ruolo che s'è conquistato Casini,che potrebbe davvero tornare ad essere il leader del fronte moderato,anche se molto dipende da come evolverà Forza Italia. Poi si conferma la volontà di resistenza per la sopravvivenza ad oltranza della Lega Nord, che infatti subordina ogni sua collaborazione al processo riformista ad una legge elettorale che non la penalizzi o la emargini. Spicca poi Berlusconi che è riuscito a riguadagnare il centro dell'azione politica grazie al "discorso sul predellino" di piazza San Babila, di domenica 18 novembre. Ma quel che colpisce di più è il sostanziale isolamento di Gianfranco Fini. Infatti si è esposto con Veltroni fino a prospettare quasi un Governo di larghe intese,dato che ha posto sul tavolo del negoziato non solo il sistema elettorale e regolamenti parlamentari,ma anche riforme costituzionali. Per di più persiste nel voler colpire Berlusconi sul piano del conflitto d'interessi e della legge sul sistema radiotelevisivo. Dal canto suo Veltroni non gli ha concesso gran che, se non una generica soddisfazione per cotanta apertura. Perchè Fini s'è arrischiato tanto? Forse teme di essere estromesso dal processo riformatore in corso, ma probabilmente c'è dell'altro. Infatti v'è l'ambizione di subentrare a Berlusconi alla guida di un rinato centro-destra, magari passando per una fase neo-costituente che legittimi l'ex neo fascista capo del già Movimento Sociale Italiano. Ha fondamento questo proposito? A lume di naso pare proprio di no. È difficile credere che il Pd riconosca in un partito post fascista il proprio dirimpettaio senza avere la ragionevole certezza di chiuderlo all'opposizione per lustri. D'altro canto i neo democristiani stanno attrezzandosi per fare un rassemblement nell'ambito del Partito Popolare Europeo, sia con l'Udc che in Forza Italia- per tacere della fantasmagorica "Cosa Bianca"- e questo non agevola certo Fini. Pare destinato a un avvenire assai meno brillante di quello che sembrava prefigurarsi anche solo pochi anni fa. Perchè? Perchè Fini s'è lasciata sfuggire la possibilità di essere l'artefice della rupture italienne e s'è lasciato ingabbiare nel politically correct. Le sue ali sono state impiombate del peggiore conformismo: dal viaggio a Gerusalemme al voto per gli immigrati,alla difesa sistematica del peggiore parastato passando per il sì al Referendum sulla fecondazione assistita del 2005, sono molte le occasioni in cui Fini s'è discostato dalla tradizione storica dei valori della destra per andare verso dove non si sa. Adesso la Storia presenta il suo conto, che sarà salato. Peccato, per l'Italia e la sua droite nationale.

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