domenica 23 marzo 2008

A Taiwan ha vinto il buon senso dei real politiker.

Il ritorno al potere dei nazionalisti del Kuomintang – fratelli maggiori in termini ideologici e storici del Partito Comunista di Mao Tze Tung, in quanto eredi diretti del piano di rinascita nazionale del leggendario padre delle Patria cinese Sun Yat Sen- indica che il popolo della ricchissima Formosa ( l'isoletta di venti milioni di abitanti di fronte alla Cina contientane dove la armate dei nazionalisti si rifugiarono quando furono sconfitti dai comunisti nel 1949 per il mancato, pieno e totale supporto degli occidentali: serva da monito per il futuro.....) è stanco di dispute di natura indipendentistica con la grande madrepatria e aspira a trovare una coesistenza pacifica con la Cina, come già avvento con Macao e Hong Kong. Oltretutto le tensioni dell'ultimo decenni hanno nuociuto parecchio alla crescita economica di quest'isola che fa da centro finanziario per l'economia del continente cinese. Che si arrivi a un accomodamento che preservi la deomocrazia taiwanese, è un altro discorso. Da oltre vent'anni,gli standard di libertà e democrazia dell'isola sono comparabili con quelli europei e occidentali, per l'evoluzione in senso liberale del regime di Chiang Kai Schek e del suo successorre, mentre nella Cina comunista non si può nemmeno parlare di diritti e libertà. Del resto quel che sta succedendo in Tibet – come anche il regime poliziesco che sta soffocando silenziosamente ma incessantemente la vita della libera società civile di Hong Kong- sono un pessimo viatico per qualunque applicazione del motto “ un paese,due sistemi” ( coniato da Den Tiao Ping ai tempi degli accordi con la Thacher su Hong Kong) a Taiwan. Pure aver puntato oltre mille missili sul territorio taiwanese solo quando si è balenata l'ipotesi dell'indipendanza dell'isola non è stato un bel segnale. Purtroppo se Taiwan secedesse dalla Cina, facendo seguire all'independenza de facto quella de iure, gli effetti sarebbero dirompenti e catastrofici per l 'intera Cina,visto che è bene non dimenticare che la Cina è un paese plurietnico e multilinguistico, tenuto assieme dal pugno di fero dei mandarini comunisti. Conviene al mondo avere una Yugoslavia di un miliardo e mezzo di persone?

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